PHOTO
Negli States i manifestanti distruggono le statue del conquistatore Colombo, del presidente Davids e altri personaggi storici ritenuti "razzisti", sull'onda della furia montana in seguito alla barbara uccisione dell'afroamericano Floyd da parte della polizia. Un vento iconoclasta che ha iniziato a soffiare anche l'Europa. In Inghilterra c'è chi punta il dito contro Churchill, a Milano contro Montanelli.
E in Sardegna? I bersagli di chi sposa la causa non potevano che essere i Savoia. Re, principi e regine i cui nomi sono legati a vie, piazze, corsi e monumenti. Oggetto di contestazione e, specie in ambito indipendentista, vera e propria insofferenza, dei "tiranni sabaudi" parla lo scrittore Francesco Casula rispolverando il soprannome "Carlo Feroce" per quel Carlo Felice il cui monumento cagliaritano è da ben prima d'oggi al centro di un'accesa disputa. Ma gli ultimi avvenimenti americani hanno riacceso la questione, con gli utenti isolani che si sono divisi in due fra chi vorrebbe la rimozione dell'opera sorta in piazza Yenne nell'800 e chi, pur riconoscendo le controversie della figura rappresentata, ritiene la statua un simbolo storico della città. Quello spazio, dominato dal sovrano sabaudo, è stato infatti teatro di alcuni fra i più importanti eventi politici e sociali del capoluogo negli ultimi due secoli.
Sardegna Live ha rilanciato la questione proponendola alle decine di migliaia di follower del proprio account Instagram. Alla domanda su cosa ne pensassero, il 67% dei nostri lettori si è detto contrario all'abbattimento del monumento, mentre solo il 33% vorrebbe che l'imponente opera venisse smantellata, magari relegata in un museo o definitivamente distrutta.