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Dal lockdown ci portiamo dentro l’esigenza di conoscere e conoscersi meglio, di comunicare sfruttando ogni mezzo possibile. Quando la nostra vita frenetica subisce una brusca frenata, le finestre e i balconi tornano ad animarsi, a popolarsi di volti, parole e musica.
Così è stato anche per la cantante Manuela Mameli che, di rientro da un tour interrotto per causa di forza maggiore, con la sua voce ha accompagnato e riempito le giornate del suo paese, Triei, e dei suoi abitanti
Questa volta il rientro dal viaggio è stato inusuale. Che bagaglio ti porti dietro da questa tournee indimenticabile (sotto molteplici punti di vista) tra Cina e Russia, iniziata tra lo scadere del 2019 e i primi mesi del 2020?
Cina e Russia sono accomunate da un atteggiamento di grande considerazione e rispetto riconosciuti alla musica e ai musicisti, soprattutto europei, atteggiamento che da noi si sta perdendo. Entrambi rispettando lo straniero in quanto portatore di competenze nuove: è impagabile la sensazione di sentirsi accolti e a casa propria in terre lontane.
Porto con me tanti bellissimi momenti e immagini. Il mio rientro è stato davvero avventuroso, al limite del rocambolesco, e mi fa sentire benedetta il pensiero di poterlo raccontare, dopo aver vissuto così da vicino il pericolo di questo delicatissimo momento che, successivamente, avrebbe coinvolto tutti e ancora ci sta coinvolgendo, speriamo il meno a lungo possibile.
Quella che hai vissuto è stata la tua seconda esperienza nella Repubblica Popolare Cinese. Sotto quali aspetti è stata diversa dalla prima e come è stato vivere la Cina in un periodo storico così complicato?
La Cina ormai è davvero una seconda patria per me...
I viaggi musicali sono per tanti aspetti faticosi ma che ti arricchiscono anche portando nella tua vita persone fantastiche che diventano un po’ la tua famiglia e che è poi veramente difficile salutare quando giunge il momento di andar via. È stato triste quando io e i miei siamo stati costretti a fuggire dalla Cina nel bel mezzo dell’allarme coronavirus, senza poter dire un arrivederci a nessuna delle persone.
L'arrivo dell’epidemia ci ha colti tutti di sorpresa. Un regime totalitario è in grado di reagire in maniera molto drastica e così, da un giorno all’altro, quelle che erano strade intasate da macchinoni che quasi si arrampicavano gli uni sugli altri, si sono trasformate in scenari spettrali, da film dell’orrore. La paura si tagliava a fette, soprattutto la paura che non ci permettessero di tornare a casa dai nostri familiari e ci tenessero in ostaggio in una situazione in cui non si sapeva cosa ci potesse aspettare. Ad ogni controllo della febbre, era un sussulto, una roulette russa. Non ho creduto che ce l’avremmo fatta a tornare finché non ho sentito il carrello rullare al contatto con la pista di Elmas!
Ma, quel che è peggio, mai mi sarei immaginata che quello che pensavo di essermi lasciata alle spalle in Cina, avrei dovuto riviverlo in Sardegna: città deserte, clausure, mascherine, disinfezioni, e panico generale.
Sulla tua pagina Facebook, a incorniciare il video della tua reinterpretazione del brano di Antonio Pani “Rosa Galana”, hai scritto che quelle trascorse sono state settimane in cui ognuno di noi ha cercato di reinventare i propri giorni e di combattere la paura. Sei riuscita a reinventarti?
Questa è una delle domande più carine che mi siano state fatte negli ultimi tempi. Il mio post diceva esattamente queste parole:
Queste considerazioni danno un po’ l’idea di quali siano le lenti con cui vedevo e vedo il mondo da gennaio.
Mi sono dovuta reinventare come figlia e come sorella: dopo tanto tempo passato lontano da casa, tra Cagliari, Roma e l'estero, la coabitazione quotidiana forzata per tante settimane è una bella sfida per l’affetto e la pazienza.
Una paura ed un senso di impotenza assoluti, misti ad una tensione carica di incognite che ci teneva uniti, semplicemente. E poi quell’alone di rassegnazione che mi ha fatto rivalutare persino la bellezza del suono dei motori che vivacizzavano le strade del paese che in quelle settimane rimbombavano di un’assordante silenzio.
Mi sono reinventata anche come maestra di canto organizzando per i miei allievi i laboratori online. Mi sono reinventata anche come cantante, dovendo rinunciare al piacere del feedback del pubblico dal vivo e dovendo surrogarlo con qualche commento su nuovi video sui social e soprattutto sul mio canale youtube… insomma è stato come rivivere tutto il passato d’un fiato e, seppur un po’ brutto da dire, vedere quasi la fine del futuro.
Che quarantena è stata la tua musicalmente parlando? Sei d’accordo con gli artisti che invece hanno dichiarato che scrivere in un momento di clausura forzata potrebbe essere controproducente?
Più che “musicalmente parlando” è stata una quarantena “musicalmente mangiando”! Credo sia stato principalmente questo ad aver accomunato la quotidianità di tutti e anche degli artisti.
A parte gli scherzi, darti una risposta univoca sarebbe impossibile: in fin dei conti, la creazione artistica non è altro che una forma di espressione dell’interiorità e pertanto quello che necessariamente verrà fuori sarà un “riflesso” di uno stato d’animo, sia esso omogeneo o inedito rispetto alle tendenze precedenti dell’artista alle prese con una situazione imprevista.
Per me, si è trattato di una quarantena doppia e tripla (l'isolamento sanitario al ritorno dalla Cina prima, al ritorno dalla Russia poi, e infine la clausura ininterrotta per due mesi) piena di voglia di musica... la musica non conosce clausura ed è proprio nei momenti più difficili che viene a tenderci una mano... scrivere è un processo che non risponde a logiche lineari, per cui ogni situazione può essere o non essere adatta: dipende dal singolo artista e in realtà non dipende neanche da lui ma dalla fantasia con cui ci è dato di vivere ogni momento, come ti dicevo.
Diciamo che ho un po’ diviso i miei momenti: ho cantato, scritto ma ho anche dato spazio a tante altre cose in casa…purtroppo non sono diventata bravissima ai fornelli come mia madre ma ho migliorato qualche tecnica! Devo confessarti che essendo reduce da sei mesi di tour, l’idea di riposare la voce e vivere un completo momento di stop era graditissima e non mi è quindi pesato più di tanto.
La tua voce è stata il tuo passaporto verso Paesi lontani. Quali sono gli insegnamenti che non dimenticherai mai?
Come responsabile di queste iniziative artistiche a così tanti km di distanza dalla base, ho avuto l’onere di scelte importanti e decisive, che riguardavano anche le vite dei miei collaboratori. Ho imparato quanto il mondo sia piccolo e – soprattutto quest’ultima volta – quanto le cose più assurde non succedano sempre e solo agli altri…la vita può scegliere proprio te e in un batter d’occhio ti ritrovi protagonista di una specie di film surreale.
Se non fossi partita per seguire la musica sarei stata in salvo e non avrei corso nessun rischio ma è proprio per la musica che lo rifarei altri mille miliardi di volte.
Parlaci dei tuoi progetti futuri.
Una notizia freschissima è l’uscita del mio singolo per la WOW Records che potete trovare su tutti i digital store cercando il mio nome. Ma per il resto, niente anticipazioni! Seguitemi e vedrete!
“No Potho Reposare” riecheggia sulla Grande Muraglia Cinese grazie alla voce di Manuela Mameli