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Sarà l’agnello, come tradizione, il simbolo più rappresentativo del pranzo di Pasqua. Sarà servito, secondo una indagine Coldiretti/Ixé in 4 tavole su 10 nelle case, nei ristoranti e negli agriturismi (45%) italiani, per un consumo totale, secondo il Consorzio dell’agnello Igp di Sardegna, di circa 800 mila animali. Media più alta in Sardegna dove si sfiora il 65%.
Consumo ben più alto rispetto alla produzione nazionale, dove si macellano per Pasqua circa 410 mila agnelli, con circa la metà, dunque, dell’offerta che viene dall’estero e soprattutto da Romania e Grecia con standard qualitativi inferiori.
A farla da padrone sono gli agnelli made in Sardinia: 150 mila circa, 95 mila dei quali marchiati Igp (di questi circa 30 mila sono consumati in Sardegna); 100 mila sono Abbacchio Romano Igp; 30 mila Agnello del Centro Italia Igp, i rimanenti 120 mila sono macellati nel resto di Italia.
“Per questo è fondamentale – sostengono da Coldiretti Sardegna rivolgendosi ai consumatori – scegliere gli agnelli a denominazione di origine e per chi vuole consumare sardo quelli marchiati Igp di Sardegna l’unico che garantisce l’origine sarda”.
“Comprando l’agnello di Sardegna Igp – precisa il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – si garantisce da una parte un prodotto di cui si conosce la provenienza, allevato secondo un disciplinare e nel rispetto del benessere animale, genuino, e con ottime caratteristiche organolettiche che fanno bene alla salute in quanto nutriti con il solo latte materno prodotto dal pascolamento. Dall’altra si da un contributo concreto al comparto simbolo della nostra isola, il pastore. Oltre 12 mila aziende che danno lavoro a 25mila persone; all’ambiente visto che parliamo di allevamenti allo stato semi brado: la Sardegna è la prima regione del Mediterraneo in cui si pratica l'allevamento degli animali al pascolo e dove, proprio grazie al pascolamento è stato forgiato il paesaggio isolano”.
Da una indagine condotta da Coldiretti Sardegna il 46% dei sardi che acquistano l’agnello prestano attenzione al marchio.
“Un buon punto di partenza – commenta il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – sul quale però occorre investire soprattutto a scuola. E’ fondamentale l’educazione alimentare partendo dai più piccoli, prestare attenzione alle etichette: conoscerle, saperle leggerle. Sono la carte di identità del cibo, sono lo strumento che abbiamo in mano per garantire l’origine dei prodotti e dunque i produttori e i consumatori”.