PHOTO
La mostra che si vuole presentare in questa sede nasce da un duplice bisogno: il primo è creare nella comunità una presa di coscienza sull’importanza di conoscere il significato e l’entità del patrimonio archeologico del territorio. La consapevolezza di ciò che si è stati è infatti la condizione necessaria per poter avviare un processo efficace di valorizzazione che abbia, in un futuro non troppo lontano, un riverbero anche in chiave economica per i cittadini. Il secondo appartiene alla comunicazione, e ha il fine di portare all’attenzione del pubblico più vasto possibile il risultato di una ricognizione e di una documentazione delle emergenze più significative, nelle quali la comunità si identifica e per la quale Lotzorài è nota nella letteratura archeologica.
Per fare ciò si è scelto di adottare uno strumento che avesse una forza comunicativa di impatto, come la fotografia, e la scelta non poteva non ricadere che su Archeofoto Sardegna, che in questi ultimi anni ha cambiato il modo di presentare e divulgare le eccezionalità monumentali e artistiche delle quali i sardi sono stati i veri autori fin dalla preistoria.
Il risultato è la restituzione di scenari mirabili dove l’opera dell’uomo è spesso del tutto invisibile e perfettamente integrata nel paesaggio naturale, una vera e propria lezione per le nostre generazioni, un invito esplicito alla salvaguardia e alla conservazione dei luoghi.
Di supporto alle immagini che non hanno bisogno di commento, una guida agile e leggera più che una didascalia, un esercizio narrativo e allo stesso tempo contemplativo, nel religioso rispetto di tanta bellezza.
Come anticipato Il progetto nasce dal bisogno della comunità di conoscere le forme , i tempi e i modi dell’antropizzazione del territorio a partire dalle fasi più antiche, certamente Neolitiche, fino al medioevo, ben rappresentato dai ruderi del Castello e dalla Donnicalìa di Donigàla, attualmente parte integrante dell’area urbana, e dal’antica chiesa di Sant’Elena.
Un arco temporale di millenni caratterizzato dalle numerose testimonianze ancora oggi rilevabili che attestano l’insediamento dell’uomo in forma stabile e cospicua già dai tempi della Cultura di Ozieri, facies esclusiva del Neolitico finale 3.400-2.800 a.C., come riscontrato in località Tracùccu, Genna Tramònti, Fund’e Monti, e Su Tancau-Sa Murta, toponimi ormai noti nella letteratura archeologica della Sardegna preistorica. In tale contesto si inseriscono le due necropoli a domus de janas di Tracùccu e Genna Tramònti, le più grandi della Sardegna orientale per numero e tipologia monumentale insieme a quella di Monte Attu e di Monterli a Tortolì, le due domus de janas di Su Tancau citato, il menhir con coppelle segnalato in località Fund’e Monti insieme a un secondo menhir, questo aniconico, in un’area nella quale materiale fittile Eneolitico riferibile all’ambito culturale Monte Claro,2.700 a.C..
Il territorio di Lotzorai è contenitore anche di monumenti dell’Età Nuragica, i Nuraghi Orzudèni con la vicina tomba di giganti, Fund’e Monti e anche in questo caso con una tomba di giganti nelle vicinanze, Piccinnu, Tracucu, Perd’e Scralàttu.
Le fasi coloniali di età Punica e poi Romana sono attestate dal ritrovamento di frammenti fittili in diverse località tra cui nel Castello di Medusa, certamente impostato su una fortificazione preesistente, e sul riuso dei nuraghi, mentre meritano attenzione i siti di Su Comunale e in particolare Canali Figu, nelle quali si osservano in superficie frammenti ceramici romani. In quest’ultima località è stata rinvenuta una punta di lancia in ferro il che fa pensare a un’area cimiteriale.
Se si rapporta il numero di siti individuati, la diffusione e la distribuzione sul territorio ai 16,8 Kmq di territorio, si evince che Lotzorai è sempre stato un punto nevralgico nella preistoria e nella storia dell’Ogliastra. Da un lato crocevia fondamentale per chi si muove lungo la fascia costiera per la posizione epicentrica, ma soprattutto chiave imprescindibile nella relazione fisica con la regione montuosa del Supramonte di Urzulei, di Baunei, e dei rilievi di Villagrande Strisàili e Arzana, da cui discendono i percorsi naturali verso la piana e la costa.
La Carta Archeologica, frutto di un censimento puntuale, è il primo passo per la presa di coscienza su questo aspetto, sul paesaggio archeologico appunto, indispensabile per ampliare l’offerta anche in chiave turistica, considerata la vocazione che Lotzorai ha maturato e consolidato nel tempo.
La Carta Archeologica infatti è una straordinaria fonte di riflessione attraverso la quale è possibile avere un quadro puntuale sulle future linee di ricerca e sulla possibilità di creare itinerari culturali e concrete azioni di valorizzazione. Fornisce informazioni preziose alla comunità e all’Amministrazione Comunale, è un imprescindibile strumento informativo, didattico e educativo, oltreché un eccezionale veicolo divulgativo e perché no promozionale, in ultimo ma non per importanza, avvicina i cittadini alla conoscenza della propria storia cosa che di rimando, acuisce la consapevolezza dell’essere gli eredi di un passato luminoso.
Per mettere in evidenza le peculiarità di tale patrimonio l’Amministrazione Comunale ha programmato alcune azioni, la prima delle quali è la mostra fotografica citata, a forte impatto scenico, di alta qualità, attraverso il percorso della quale il visitatore venga guidato e immerso in un viaggio attraverso la frequentazione e la presenza dell’uomo a Lotzorai, anche in relazione al territorio limitrofo. La mostra si svolge su pannelli, con testi e immagini
La seconda, complementare alla mostra e logica filiazione, sarà la redazione di un catalogo, un volume efficace e incisivo, ricco di immagini eloquenti, di testi sintetici, filo conduttore dell’idea comunicativa
Le altre sono delle iniziative spot, si direbbe, di corredo, a corollario di quelle che invece sono primarie e propedeutiche a qualsiasi altra.
Si tratta di spettacoli di comunicazione archeologica dove la narrazione si arricchisce di filmati, mirabilmente prodotti da Archeofoto Sardegna, di letture, di musica e di collaborazioni di artisti diverse a seconda dell’argomento che si vuole trattare. Nello specifico si tratta di momenti che hanno una durata di circa un’ora e mezza che avrebbe la sua location ideale nell’anfiteatro di Lotzorai, quindi eventi in notturna da calendarizzare nella stagione estiva.
Si diceva di temi diversi, “Giganti prima dei Giganti” un laboratorio strutturato sulla conoscenza della statuaria preistorica in Sardegna, base imprescindibile ideologica e spirituale per la conoscenza della religione dei sardi a partire da 5.000 anni fa, che in alcuni casi ha avuto la collaborazione del Maestro Luigi Lai. Oppure “Nel grembo della grande Madre”, dove il tema è la Dea Madre, dove al racconto e ai filmati si sono aggiunte letture da parte di attori e l’opera di maestri orafi della lavorazione della filigrana, come ne “La filigrana d’oro e il mito delle Janas” dove si avrà la possibilità di vedere all’opera il maestro Pierandrea Carta, uno dei più grandi orafi dell’isola. Si ripercorre in tal modo il mito delle Janas, indissolubilmente legato alla Grande Madre, alla quale i Sardi sono rimasti straordinariamente legati fino ai nostri giorni, soprattutto nelle regioni interne dell’isola, più resistenti alle influenze esterne.