PHOTO
Prosegue senza sosta nei territori della Sardegna l’attività dell’Unità di progetto per l’eradicazione della Peste suina africana. Ieri a Urzulei, nel corso delle consuete operazioni di ricerca e depopolamento di suini bradi illegali, le squadre composte da personale del Corpo forestale, di Forestas, Asl e Istituto zooprofilattico, in collaborazione con la questura di Nuoro, sono stati catturati e abbattuti 60 capi non registrati all’anagrafe zootecnica e per i quali non è stato possibile risalire al proprietario.
“L’accelerazione impressa negli ultimi anni nelle attività di contrasto alla peste suina – commenta il presidente della Regione, Christian Solinas – è sotto gli occhi di tutti e ha ottenuto un pieno riconoscimento da parte delle Istituzioni europee. Il coordinamento dell’Unità di progetto, e il lavoro di tutti gli operatori impegnati quotidianamente sul campo, è stato ed è decisivo e ci consente di guardare al futuro con ottimismo dopo tanti sacrifici. Siamo stati capaci di modernizzare la campagna di eradicazione apportando tutti quei correttivi che si sono resi necessari per arrivare a definire un percorso certo verso la fine dell’embargo alle carni suine, un risultato mai raggiunto in precedenza. La Sardegna è diventata un esempio virtuoso per altre regioni che oggi devono fare i conti con la diffusione del virus”.
Gli animali abbattuti a Urzulei, privi di tracciabilità e di controlli sanitari, erano destinati al mercato illegale di prosciutti e prodotti di salumeria, e avrebbero potuto costituire un rischio alto per la sicurezza alimentare dei consumatori, specie quelli più fragili quali anziani e bambini. Inoltre si tratta di suini che vivevano in contesti marginali in condizioni davvero critiche, denutriti e sofferenti anche per la scarsa presenza di acqua senza alcun rispetto per il benessere animale, alcuni sottoposti a interventi cruenti come la castrazione e con probabile utilizzo incontrollato di farmaci.
L’appello di Regione e Unità di progetto è sempre rivolto ai quei pochi ancora che resistono a mettersi in regola soprattutto in zone dove l’eradicazione del virus potrebbe costituire un volano straordinario per il rilancio del comparto in particolare della salumeria di qualità.