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Per evitare l'ennesima mattanza Desulo giovedì scorso ha fatto le barricate. E i maiali al pascolo brado, sani ma potenziale veicolo di peste suina, per ora hanno salvato la pelle. Alla task force della Regione arrivata in paese per il secondo blitz in una settimana non è rimasto altro da fare che battere in ritirata.
«Ma quel che è accaduto non ci fermerà», fanno sapere da viale Trento. Come dire: nella lotta al morbo indietro non si torna.
FALLITO BLITZ Alle otto del mattino l'Unità di progetto avrebbe dovuto raggiungere gli allevamenti a “Guddutorgiu”, lungo la strada che porta a “Girgini”. Subito il passaparola ha creato un'azione congiunta degli allevatori che si sono mobilitati per bloccare la strada, impedendo il passaggio dei mezzi. Sul posto sono giunti i carabinieri della compagnia di Tonara e della stazione di Desulo e i dirigenti della Questura di Nuoro.
«Qui la popolazione è stanca delle promesse mai mantenute - dice Mario Todde, allevatore -. Il primo vuoto biologico lo abbiamo avuto nel 1978, l'indicazione di zona infetta doveva essere revocata dopo sei mesi, ma è ancora attiva. Nel 1981 uno screening sierologico su tutti i maiali presenti nel territorio di Desulo non ha dato alcun esito positivo sulla presenza di peste suina, ma nemmeno allora era stata revocata la segnalazione di zona infetta. Oggi ci dicono di metterci in regola, ma non ci è mai stata data la possibilità di farlo. Hanno preferito favorire i grossi commercianti che vendono i prodotti spacciati come del Gennargentu quando in realtà sono carni che arrivano dall'estero».
Sul luogo della protesta erano presenti anche le famiglie degli allevatori e diversi cittadini.
«Mai come adesso mi sono sentito abbandonato dalle istituzioni, dalla politica e da tutti quelli che in questi anni stanno cercando di risolvere il problema della peste suina», dice il sindaco di Desulo Gigi Littarru. «Servono leggi chiare e severe. Non mi si può dire una cosa che viene poi smentita il giorno dopo. Mi hanno lasciato solo a dialogare con persone a cui non so dare risposte concrete. Oggi mi sento un amministratore inutile».
SOCCORSO ORGOLESE In un primo momento gli allevatori pensavano che l'Unità di progetto fosse diretta a Orgosolo, dove era già pronta un'azione di protesta che poi si è spostata a Desulo.
«Stiamo bloccando il passaggio dei mezzi insieme ai desulesi», dice Giuseppa Rosa Frau, allevatrice di Orgosolo di 70 anni, «perché ci stanno uccidendo i maiali senza nemmeno verificare quali sono sani e quali malati».
Tra le voci dei manifestanti anche quella di Peppino Frau, l'allevatore a cui la settimana scorsa sono stati abbattuti 23 maiali. «Erano chiusi nel mio terreno e li hanno uccisi tutti. Ma perché? Chiediamo alla Regione che ci aiuti a capire».
LA GIUNTA La spiegazione arriva, per l'ennesima volta, dalla Regione. «La Sardegna», chiarisce ancora l'Unità di progetto, «è sorvegliata speciale della Commissione europea, in quanto realtà del vecchio continente dove da più tempo è presente la malattia dei suini. E quanto accaduto questa mattina nelle campagne di Desulo non fermerà in alcun modo la nostra azione», dice Alessandro De Martini, responsabile dell'Unità di progetto.
«Questi animali alimentano la diffusione della peste suina. Il 30% dei maiali abbattuti il 5 febbraio erano positivi al virus». Sul caso interviene anche la Coldiretti Sardegna:«Per sconfiggere la peste suina servono responsabilità, dialogo e legalità». Confindustria Sardegna definisce positiva l'azione della Regione.
«La peste suina costituisce un grandissimo ostacolo allo sviluppo non solo dell'allevamento, ma dell'intera filiera