L’Unità del Progetto rinnova “l’invito, per tutti coloro che detengono maiali non registrati allo stato brado, a voler cogliere l’opportunità di regolarizzare la propria situazione e gli stessi animali, rivolgendosi allo sportello delle attività produttive del proprio comune di residenza. La richiesta spontanea di regolarizzazione da parte degli interessati, consente di evitare le pesanti sanzioni previste dalle norme statali e di poter sanare la situazione esistente con il pagamento di circa 450 euro, qualunque sia il numero di suini registrati. In questo modo – prosegue l’UdP – gli animali cessano di essere irregolari e possono essere sottoposti ai necessari controlli sanitari, da parte dei Servizi veterinari delle ASSL, che potranno valutare così lo stato sanitario di ogni singolo capo. La possibilità di emergere dalla clandestinità e operare come veri allevatori, alla luce del sole, è concreta, reale e anche semplice: basta volerlo e recarsi quindi negli uffici del proprio comune”.

L’81,4% dei campioni prelevati dai suini abbattuti lo scorso 3 gennaio in agro di Orgosolo è risultato sieropositivo alla Peste suina africana e oltre il 5% virus positivo, con la malattia in corso. Il report è stato comunicato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale, incaricato di effettuare i test di laboratorio, all’Unità di Progetto per l’eradicazione della PSA in Sardegna. 

“105 campioni sieropositivi su 129 sottoposti alle analisi (i capi depopolati erano stati 215) hanno confermato la forte presenza della malattia fra gli animali lasciati al pascolo brado illegale dove il virus continua ad alimentarsi e a muoversi indisturbato fra i branchi di maiali bradi e fra suini bradi e cinghiali”, fa sapere la Regione.

“Dai numerosi dati elaborati in quest’ultimo mese sui capi abbattuti fra Barbagia e Ogliastra – hanno spiegato dall’IZS – l’agro di Orgosolo sembra proprio essere l’epicentro più pericoloso della PSA in Sardegna. La forte e costante endemicità della malattia riscontrata nei branchi dei maiali abbattuti in quei territori dimostra che se non si interrompe subito il pascolo brado, e quindi la continua trasmissione del virus fra maiali e maiali e fra maiali e cinghiali, rischiamo di tenerci la Peste suina africana per sempre”.

 

Il risultato dell’81,4% di sieropositività conferma di fatto l’andamento riscontrato nei controlli elaborati nell’ultimo mese sui capi depopolati. Un dato pericolosissimo - spiega l’Istituto zooprofilattico -  che si muove su una forbice tra il 71,6% e il 100% di animali interessati dal virus”. Unica eccezione, che secondo gli esperti dell’IZS era dovuta al fatto che si trattava di branchi isolati e non a contatto con altri suini, riguarda i maiali abbattuti lo scorso 30 dicembre fra le campagne di Villagrande Strisaili e Talana dove la sieropositività era stata del 5,6%.

“A tal punto è bene ricordare che - si legge nella nota della Regione - gli interventi di depopolamento non sono dovuti alla presenza o meno della PSA riscontrata nei suini, ma è conseguenza delle normative igienico sanitarie e di quelle previste dal piano di eradicazione della peste suina africana in Sardegna che vietano il pascolo brado illegale in tutto il territorio regionale di suini non registrati, mai sottoposti quindi a controlli sanitari e di proprietà ignota”.