“Piangere” è il nuovo saggio di don Giuseppe Pani – vicario parrocchiale di Norbello e docente Stabile di Teologia Morale nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sassari - Tempio Euromediterraneo – scritto con don Salvatore Cipressa, presbitero della diocesi di Nardò-Gallipoli, segretario dell’Associazione Teologica Italiana per lo Studio della Morale, docente di teologia morale nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose Metropolitano “Don Tonino Bello” di Lecce e nell’Istituto Teologico Calabro.

Il libro fa parte della collana “I riti del vivere” (Cittadella Editrice) della quale sono usciti già tre titoli: “Attendere”, “Cliccare” e “Cantare”.  Nella prima parte dello studio, don Cipressa afferma:  «L’uomo si percepisce come un essere bisognoso, carente, limitato nel tempo e nello spazio, chiamato ad affrontare i limiti legati alla sua persona, alla sua crescita personale, alla sua maturità psico-sociale, alle sue capacità, al suo bisogno degli altri». Il teologo pugliese definisce il pianto un “mistero”: «A motivo della fragilità e vulnerabilità umana, la vita stessa può essere ferita, spezzata e far lacrimare il cuore e gli occhi. Il pianto è un mistero che racchiude in sé la vulnerabilità dell’uomo di fronte alla vita, che rivela la sua natura personale fatta prima di tutto di sentimenti e di emozioni. Versare lacrime è umano, ci libera, ci aiuta a sentirci meglio, alimenta il buon umore, fa bene alla salute e alla salvezza».

La seconda parte del volume, curata da don Pani, analizza il tema dal punto di vista biblico, teologico e liturgico senza dimenticare la letteratura giudaica. Il sacerdote tonarese, ora residente a Fordongianus, attraverso il testo sacro del Talmùd, ci mostra un Dio “inedito” che piange triste o commosso. Descrive le pagine evangeliche nel quale è lo stesso Gesù a commuoversi e a piangere. Cita la lettera di San Gerolamo a una madre che ha perso la figlia ventenne: «Come comportarci? Siamo qui a vietare le lacrime a una madre, e noi stessi piangiamo. Dichiaro i miei sentimenti: tutta questa composizione è scritta con pianto. Pianse Gesù su Lazzaro, perché lo amava. Perché si priva la giovinezza ingenua e una fanciullezza senza peccato del fiore non ancora sbocciato? Per qual motivo spesso bambini di due o di tre anni, che ancora succhiano al seno materno, sono coperti di lebbra e al contrario, uomini empi possono, fiorenti e tranquilli, bestemmiare contro Dio, forti della loro salute?». Interessante il paragrafo dedicato alle “antiche” professioniste delle lacrime (is attitadoras) e quelle “moderne”: le conduttrici tv del momento. Infine, don Giuseppe ci ricorda che «soltanto ricominciare a piangere è vitale: Erano lacrime di felicità nate dal risveglio dell’essere morale sopito in lui da molti anni, così Lev N. Tolstoj in Resurrezione descrive uno dei ricordi più belli del principe Nechljudov». Perché, sostiene don Pani, «la sofferenza fisica o morale più devastante è quella che non versa più lacrime».

Il libro sarà presentato a Oristano, giovedì 24 ottobre alle ore 18.00, nella sala conferenze del Centro Diocesano di Teologia in via Cagliari n. 179. Interverranno Mons. Roberto Carboni, Arcivescovo di Oristano e Amministratore Apostolico di Ales Terralba; don Roberto Caria, vicepreside della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna e direttore del Centro Diocesano di Teologia; Luciana Putzolu, docente nell’Istituto di Istruzione Superiore Mariano IV; Raffaele Cau, addetto all’archivio diocesano e restauratore. Dialogherà con l’autore Sabrina Sanna, docente nell’Istituto di Istruzione Superiore S. A. De Castro.