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Pinuccio Sciola è l’uomo che ha saputo ascoltare le pietre, ha dialogato con loro, dandogli forma, restituendogli una voce.
Una famiglia semplice, di contadini, ha protetto la sua infanzia.
La sua voglia di conquistare il mondo, “liberandolo” di fantasia, ha animato il lungo viaggio che ha portato ovunque la sua arte, abbattendo i confini di un universo che aveva dimora dentro di lui.
Come quel male che questa mattina lo ha sconfitto, come quel male a cui aveva deciso di non dare tregua ma che alla fine lo ha sopraffatto.
Nelle sue opere c’è la forza di chi ha “respirato” una terra amata, di chi questa terra l’ha resa più bella grazie all’impronta di un’arte che rimarrà immortale.
Sognava di dare colore alla 131, di “piantare” sculture ai lati della grande strada che da Cagliari porta a Sassari, lungo tutto il percorso.
Sognava di “piantare” altri semi di pietra che evocavano pace: era orgoglioso di averlo fatto nella piazza di Assisi e in altri luoghi dove la fede aveva radicato il suo “sentire”.
Il “pensiero” di Pinuccio Sciola era grande come le opere che “incideva”, come le parole che il suo cuore scolpiva: aveva tanti amici e tutti gli volevano bene.
Se n’è andato di maggio, il mese che amava di più.
Perché è in questo periodo che la Primavera sprigiona i suoi fiori migliori, ed è in questa parte dell’anno che le sue pietre ritornavano a cantare.
Grazie davvero, delle cose private che si siamo detti davanti a tutti, in televisione, e dei sentimenti che avremmo voluto gridare al mondo e che invece ci siamo confidati nell’intimo di un’amicizia unica e speciale.
Resteranno lì, accanto al ricordo che mi avrò per sempre di te. Dentro di me.
Foto copertina tratta dal profilo Facebook di Pinuccio Sciola