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Dopo essersi dichiarato innocente per mesi, il 43enne Igor Sollai ha confessato l'omicidio della moglie Francesca Deidda, 42 anni.
L'autotrasportatore 43enne, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato ascoltato per ore in carcere a Uta dal pm titolare delle indagini, Marco Cocco. L'autotrasportatore ha confessato il delitto descrivendo le modalità con cui ha ucciso la moglie e come si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece chiarito il movente.
Secondo l’autopsia, la 42enne sarebbe stata uccisa con un colpo secco sul lato destro della fronte, inferto con un oggetto contundente. E proprio di "martellata" ha parlato Sollai durante la sua confessione.
PISCITELLI: "ORA SAPPIAMO CHE NON È INNOCENTE"
L'avvocato Gianfranco Piscitelli, presidente di Penelope Sardegna, rappresenta il fratello della vittima e ha espresso il suo punto di vista sulla vicenda. "Dopo che la Cassazione ha negato la scarcerazione al Sollai — dichiara Piscitelli a Sardegna Live — mi aspettavo questo epilogo. La confessione è l'ultimo disperato tentativo di cercare delle attenuanti ed evitare l'ergastolo".
"Io sono il difensore del fratello della vittima e non posso certo parlare in favore del suo assassino: per me il cerchio accusatorio era già chiuso e questa confessione è molto tardiva benché benaccetta, perlomeno non dovremo più preoccuparci di presumerlo innocente".
"Mi aspetto un rinvio a giudizio a brevissimo in Corte di Assise — conclude Piscitelli — e che Giustizia sia data a quella povera Francesca, l'ho giurato al fratello e davanti a quei poveri resti sul tavolo autoptico. Mi batterò per far condannare l'assassino di Francesca Deidda al massimo della pena".
I FATTI
Igor Sollai è in carcere dall'8 luglio scorso con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Francesca Deidda era sparita da San Sperate il 10 maggio. I suoi resti sono stati rinvenuti, dieci giorni dopo il fermo di Sollai, il 18 luglio, nascosti in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia SS 125. I due vivevano a San Sperate, nell'hinterland cagliaritano, erano sposati da 11 anni e non avevano figli. Il matrimonio, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, era in crisi da tempo.
Sollai aveva una relazione con un’altra donna che avrebbe confermato ai carabinieri l'intenzione del 43enne di lasciare la donna. Gli investigatori, subito dopo la scomparsa di Francesca Deidda, avevano messo sotto controllo il cellulare del marito per studiarne i movimenti e i contatti. Le indagini avevano permesso di ricostruire gli spostamenti del marito nelle ore della scomparsa di Francesca, portando i carabinieri a circoscrivere un'area nella quale i cani molecolari avevano fiutato alcune tracce conducendo alla scoperta di un borsone contenente resti umani. L'analisi dei vestiti e del cadavere in decomposizione aveva confermato la corrispondenza con l'identità di Francesca Deidda.
Nel corso dei mesi, prove sempre più consistenti sarebbero emerse a carico dell'indagato. Il borsone contenente i resti della vittima sarebbe stato acquistato dall'uomo; nella radura, poi, erano stati piantati arbusti a crescita rapida, utili a nascondere meglio la sacca, il cui acquisto sarebbe risultato riconducibile a Sollai; tracce di sangue sono state rinvenute nel divano di casa e nella Toyota Yaris di Francesca, che Igor aveva venduto poco dopo la scomparsa.