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“Come già precisato la scorsa settimana, riaffermo che le carni suine sane termizzate, e quindi il tipico porcetto sardo, non possono rimanere alla porta dell’Expo 2015, poiché si tratta di un alimento sicuro e di eccellenza del Made in Italy”.
Lo ha ribadito l’assessore dell’Agricoltura, Elisabetta Falchi, nel commentare il possibile blocco alla movimentazione che intenderebbe applicare il ministero della Salute sulle carni suine sarde, anche termizzate, a causa del persistere della Peste suina africana (Psa), in alcune aree della nostra regione.
“Si tratta di prodotti nati e allevati in Sardegna - ha aggiunto l'esponente della Giunta Pigliaru - in condizioni di biosicurezza massime, riconosciute non solo a livello nazionale, ma anche europeo, che vede coinvolte ben 8mila aziende isolane. Condivido perciò la battaglia rilanciata anche oggi sulla stampa dal collega della Sanità, Luigi Arru, poiché le carni termizzate a ben 80 gradi non sono portatrici di alcun pericolo sanitario”.
Commentando le dichiarazioni dell’eurodeputata del Movimento Cinque Stelle, Giulia Moi, che chiedeva “alla politica isolana di battere un colpo” sulla questione, la titolare dell’Agricoltura ha osservato: “Come Giunta siamo al lavoro da meno di una anno, abbiamo predisposto un piano per l’eradicazione della Peste suina africana (Psa) e oggi stiamo chiedendo al ministero della Salute di permettere alle nostre carni sane e termizzate di non essere considerate le Cenerentole delle carni mondiali. Sul tema Psa, che colpi ha battuto a Bruxelles l’eurodeputata Moi per l’eradicazione dell’epidemia e in sostegno dell’intero comparto isolano? Perché se mai li avesse battuti, qui in Sardegna non li ha sentiti nessuno”.