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Domani mattina, martedì 13 ottobre 2020, sotto l’assessorato regionale agli Enti Locali in viale Trieste a Cagliari, dalle 9 alle 12 e 30, si volgerà la protesta dei lavoratori del portierato – circa 600 impiegati nelle sedi dell’amministrazione in tutta la Sardegna – organizzata da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti per denunciare l’imminente applicazione di un contratto peggiorativo da parte delle due imprese aggiudicatarie dell’appalto.
“Per tutti i lotti relativi al portierato della Regione – hanno detto Nella Milazzo (Cgil), Monica Porcedda (Cisl) e Vincenzo Dimonte (Uil) – nonostante la Centrale unica di committenza abbia bandito una procedura che prevede come base di calcolo la paga oraria del contratto Multiservizi, sono state poi ammesse imprese che applicheranno contratti diversi e al ribasso”. A nulla è servito il confronto svolto ancor prima della chiusura della gara d’appalto fra la Direzione dell’assessorato e i sindacati che, in tempi non sospetti, avevano chiesto di fare il punto sul servizio di portierato e le relative procedure.
Da questo deriva la grave preoccupazione per il futuro economico dei 600 lavoratori, che subiranno, oltre alla perdita della quattordicesima, un taglio di ben 400 euro al mese su uno stipendio che si aggirava intorno ai 900. “Questa importante differenza economica ha già prodotto enormi disagi in altri appalti, ad esempio quello del portierato all’Università di Cagliari”, ricordano i segretari Filcams, Fisascat e Uiltrasporti sottolineando che “tuttora sono aperte diverse vertenze e ci sono stati anche interventi dell’Ispettorato territoriale del Lavoro”.
Oltre a questo i sindacati ricordano che nel contratto Servizi Fiduciari (quello al ribasso) è previsto il riconoscimento delle differenze economiche per garantire la capacità reddituale dei lavoratori ma ci sono aziende che si sono rifiutate di applicarla. “Per tutelarli abbiamo avviato diverse cause – concludono Milazzo, Porcedda e Dimonte – ma è inaccettabile, soprattutto davanti a una controparte pubblica che affida servizi in appalto, dover ricorrere alle aule giudiziarie e aspettare anni per veder riconosciuti i propri diritti”.