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“Stop al licenziamento dei lavoratori Cict del Porto canale, per i quali si apre la concreta prospettiva di una cassa integrazione di dodici mesi”. È questa la proposta formulata dal ministero dello Sviluppo economico al gruppo Contship oggi a Roma, al tavolo convocato per discutere il futuro dello scalo industriale sardo, e che ha visto la presenza anche dell’assessora regionale del Lavoro, Alessandra Zedda, e di una delegazione di Cgil, Cisl e Uil.
“È stato scongiurato il licenziamento di oltre 200 lavoratori – ha dichiarato la vicepresidente della Giunta regionale – per aprire la procedura che porta alla cassa integrazione di un anno, con un intervento straordinario previsto nel cosiddetto decreto Genova”.
Ora è attesa una risposta dell’azienda al Ministero entro 72 ore. “La presenza della Regione al tavolo – ha aggiunto la Zedda – è stata fondamentale, perché bisogna pensare prima di tutto al futuro di più di 200 famiglie, senza dimenticare l’importanza strategica di un’infrastruttura vitale per l’economia della Sardegna come il Porto canale. Ho anche ribadito la proposta lanciata dal presidente Solinas perché, per discutere di sviluppo e rilancio del porto industriale, venga convocato un tavolo apposito alla presidenza del Consiglio dei ministri”.
“Si potrebbe concludere con dodici mesi di cassa integrazione per cessazione di attività anziché con il licenziamento a settembre la procedura aperta dal gruppo Conship per gli oltre duecento lavoratori della Cict del porto di Cagliari”. Questa la posizione Cgil, Cisl e Uil e rispettive categorie.
“Si tratta di uno strumento straordinario – ribadiscono i tre Sindacati – previsto nel decreto Genova che metterebbe in sicurezza i livelli occupazionali attuali almeno per altri dodici mesi, un tempo da sfruttare per creare le condizioni indispensabili a rilanciare le attività del porto. Per questa ragione i sindacati sollecitano l’avvio immediato del tavolo politico “nel quale affrontare e superare le criticità legate alla pluralità di fattori che ingessano le potenzialità del porto di Cagliari e lo rendono scarsamente concorrenziale rispetto agli altri scali del Mediterraneo” hanno detto i confederali Cgil Cisl e Uil territoriali e le categorie Filt, Fit e Uil Trasporti territoriali e nazionali aggiungendo quali sono le priorità da cui cominciare per mettere le basi del rilancio: difficoltà e lungaggini burocratiche, obsolescenza infrastrutturale e vincoli paesaggistici che precludono persino l'avvio della Zes e della Zona franca doganale interclusa”.
Cgil, Cisl e Uil hanno anche posto l’accento sull'importanza strategica dello scalo cagliaritano in Sardegna, da inquadrare nella visione più ampia della politica dei porti in Italia: “Rinviare ulteriormente il tavolo politico e, conseguentemente, le azioni da intraprendere con urgenza, significherebbe vanificare ogni opportunità di rilancio proprio nel momento in cui si sta ridisegnando la mappa della portualità a livello globale”, hanno concluso.