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Dopo lo sblocco dei cantieri per la zona franca e la notizia di una manifestazione di interesse per la gestione, sembrava che finalmente il futuro del Porto Canale di Cagliari potesse essere più sereno. La notizia del licenziamento dei 207 lavoratori della Contship, invece, riapre una problematica enorme.
Il Porto Canale di Cagliari, nato negli anni Ottanta per lo smistamento e il trasporto delle merci in container, soffre da anni una profonda crisi dovuta alle trasformazioni del mercato internazionale e al mancato adeguamento delle sue infrastrutture alle esigenze commerciali, bloccato da un vecchio vincolo paesaggistico. L'area è concessa dal 1996 alla società Cict (oggi Contship), ma la crisi del traffico nello scalo cagliaritano ha reso difficile la sua gestione; a settembre 2019 la concessione è stata revocata e i 200 lavoratori sono finiti in cassa integrazione in attesa del riaffidamento della gestione a una nuova società. Appena pochi mesi fa l'Autorità portuale ha ricevuto una manifestazione di interesse per la gestione, ma contemporaneamente la Contship ha deciso di non prorogare la cassa integrazione e procedere con i licenziamenti. Una scelta drammatica in un momento in cui il mondo del lavoro e dell'economia è pesantemente provato dai mesi di stop dovuti all'emergenza sanitaria.
"Non capiamo davvero perché la società abbia deciso di confermare i licenziamenti piuttosto che prorogare la cassa integrazione per altri sei mesi" dichiarano le consigliere e i consiglieri dei Progressisti Andreozzi, Benucci, Ghirra, Massa, Mulas e Puddu "Confidiamo che Governo e Regione si attivino per trovare subito una soluzione per gli oltre 200 lavoratori del Porto Canale di Cagliari e restituire un po' di serenità a loro e alle loro famiglie".