Si sono concluse le operazioni di rimozione di 500 tonnellate di carbone adagiate sul fondale del porto industriale di Porto Torres. Tale quantitativo è stato disperso in mare dal 2003 al 2017, durante le fasi di scarico delle navi carboniere che rifornivano la centrale termoelettrica di Fiume Santo.

La scoperta proprio nel 2017, ad aprile, quando la società Fiume Santo, a seguito di ispezioni subacquee, ha comunicato il rinvenimento di un'ingente quantità di carbone. La Capitaneria di porto, parallelamente alle attività di indagine, si è fatta subito promotrice di tutta una serie di tavoli di confronto in cui sono stati coinvolti la società terminalista, l'Arpa Sardegna, l'Ispra, il Ministero dell'Ambiente, la Provincia, il Comune di Porto Torres e la Regione Sardegna.

La proposta era di pianificare inizialmente uno studio sulla pericolosità del prodotto e le sue interazioni con l'ecosistema marino e, successivamente, le tempistiche e le modalità con cui intervenire per rimuovere l'ingente quantitativo di carbone depositato sul fondale.

Alla fine la rimozione è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra la Guardia Costiera di Porto Torres, la Società EP Fiume Santo, attuale terminalista dell'accosto e la Società Lithos, che materialmente ha eseguito le operazioni. 

E' iniziata nel maggio 2020 ed è andata avanti in tre fasi, a causa delle difficoltà provocate dalla pandemia di coronavirus. L'ultima fase si è conclusa proprio nei giorni scorsi.