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Sarebbe dovuta essere un'assemblea per decidere nuove iniziative di lotta, invece si è trasformata in un corteo dall'ingresso principale della Portovesme srl ai cancelli dei mezzi pesanti per un blocco.
Sale la tensione nello stabilimento del Sulcis, dove sono a rischio 1450 posti di lavoro tra gli impianti dell'area industriale di Portoscuso e quelli di San Gavino, la fonderia del Medio Campidano, dopo la fumata nera al Mimit, la scorsa settimana, sulla questione del costo dell'energia.
"La Glencore - fanno sapere le Rsu - ha autorizzato lo spostamento di un bilico di galene, ossia le materie prime per la produzione del piombo, qui a Portovesme, e per la raffinazione dei materiali preziosi a San Gavino e noi siamo contrari perché significa che si stanno portando via le materie prime. Ora la società deve chiarire perché porta via prodotti necessari alle lavorazioni".
Nel frattempo la vertenza arriva in Consiglio regionale, con Cesare Moriconi del Pd che chiede che sulla crisi di Portovesme srl vi sia la convocazione straordinaria e urgente dell'Assemblea sarda e "la valutazione di una richiesta al Governo nazionale di riconoscimento dell'interesse strategico nazionale dell'impianto di Portovesme".
Ieri la messa celebrata dal vescovo di Ales e Terralba, mons. Roberto Carboni, nel piazzale della fonderia di San Gavino: "Vogliamo fare una richiesta a chi deve sedersi al tavolo, Governo, Regione e azienda - ha detto nell'omelia - non si tratta solo di fare soldi ma di riconoscere che ci sono persone, famiglie e storie che si stanno costruendo e senza il lavoro ci sarà una drammatica difficoltà a realizzarle".