Durante l'incontro di ieri a Roma tra la Glencore, la multinazionale svizzera proprietaria della Portovesme srl, e il governo , al Mimit, è spuntata l'ipotesi di utilizzare il sito del Medio Campidano , dove operavano 53 operai diretti, per un impianto sperimentale che potrebbe trattare il bismuto , un metallo che ha diversi usi dall'industria farmaceutica a quella metallurgica sino ad arrivare alle recenti ricerche sulla superconduttività elettrica.

Ci sono quindi speranze per i lavoratori della fonderia di San Gavino, chiusa da mesi con lo stop alla produzione di piombo e zinco (il 50% della linea è ancora attiva nell'area industriale di Portoscuso).

I sindacati , dopo un vertice con l'azienda tenutosi oggi, hanno parlato di " unica notizia positiva che arriva da Roma ", mentre resta la preoccupazione per lo stallo sul tema energetico che potrebbe riportare al riavvio della linea zinco. " Esiste la concreta esigenza che il gruppo Glencore presenta un piano industriale riguardante il futuro dei siti di sua proprietà a Portovesme e San Gavino in Sardegna. Non si può cessare la produzione di piombo e zinco in Italia quando l'approvazione di queste materie prime è fondamentale in ogni Paese ed è richiesto dai mercati. Occorre fare chiarezza per dare una risposta produttiva ed occupazionale in tal senso che il Paese, e nello specifico la regione sarda, attendono da tempo", scrive Daniela Piras, segretaria generale della Uiltec nazionale.