Il Consiglio di Stato ordina di restituire l'acqua a una famiglia povera cui Abbanoa aveva sigillato i contatori ma il gestore unico ancora non adempie. La storia comincia un anno fa a Desulo, protagonista una coppia con tre figli. Abbanoa contesta morosità e decide di slacciare l'utenza interrompendo l'erogazione del servizio.

A questo punto interviene il Comune che, attraverso il sindaco Gigi Littarru, chiede con un'ordinanza indirizzata all'ente di gestione del servizio idrico di provvedere immediatamente al ripristino dell'utenza. L'intimazione è motivata dallo stato di indigenza in cui versa la famiglia, ma anche dallo stato in cui si è ritrovato

lo stesso Comune per essersi fatto garante al fine di risolvere il problema. Abbanoa non interviene e così, per vivere, la famiglia collega l'acqua abusivamente e immediatamente viene denunciata per furto. Il sindaco Littarru, a questo punto, emette una nuova ordinanza.

«Abbanoa in prima battuta non solo contesta il mio atto - spiega il primo cittadino di Desulo - ma chiede formalmente che l'ordinanza sindacale venga annullata in autotutela perché in caso contrario la vicenda sarebbe finita direttamente davanti al Tar. Abbanoa ha fatto ricorso, ma il tribunale amministrativo regionale ha dato ragione al Comune. Nonostante ciò, trascorsi diversi mesi, il caso non è stato risolto e la questione è finita davanti al Consiglio di Stato che il 27 agosto scorso ha confermato che Abbanoa non poteva slacciare quell'utenza».

 

LA REPLICA. «ABBANOA NON HA PERSO LA CAUSA. IL COMUNE HA PAGATO, SLACCIO SOSPESO». 

«Abbanoa non ha perso nessuna causa al Consiglio di Stato relativa all'ordinanza di riallaccio del sindaco di Desulo. I giudici amministrativi di secondo grado si sono semplicemente pronunciati su un provvedimento sospensivo prima di entrare nel merito della vicenda». 

L'ente di gestione del servizio idrico chiarisce la vicenda di una famiglia desulese messa in evidenza dal primo cittadino Gigi Littarru. Abbanoa dopo aver contestato la morosità ha slacciato l'utenza a una coppia con tre figli e in gravi difficoltà di salute ed economiche. Slaccio sospeso perché il Comune ha pagato per il cliente.

«Il Tar - dicono da Abbanoa - non si è espresso nel merito, ma esclusivamente sull'ordinanza sospensiva. Non corrisponde al vero nemmeno che il Consiglio di Stato abbia ordinato di riallacciare l'acqua, anche perché il cliente è allacciato. Il Consiglio di Stato ha respinto la sospensiva dell'ordinanza di riallaccio firmata dal primo cittadino perché l'amministrazione comunale ha già pagato mille euro come contributo dei servizi sociali per far fronte alla morosità che il cliente ha accumulato». I giudici nell'ordinanza scrivono che il provvedimento del sindaco «non può essere inteso come impositivo di una fornitura gratuita».

Inoltre, il Consiglio di Stato ha stabilito che le spese processuali sono compensate e non a carico di Abbanoa, come accadrebbe se la società perdesse la causa. Infine, Abbanoa precisa che innumerevoli volte ha cercato di dialogare con il Comune per risolvere il problema, come dimostrerebbero diverse note.