PHOTO
Si sgonfia il processo per il presunto inquinamento nella zona industriale di Ottana, almeno 500 ettari di terreno e colture, oltre a centinaia di capi di bestiame, ricoperti da una spessa coltre di polvere nera a seguito dello scoppio avvenuto il 14 aprile 2013 nello stabilimento di Ottana Energia.
Nell'udienza di ieri, davanti al giudice monocratico del tribunale di Nuoro Tommaso Bellei, i sei allevatori che si erano costituiti parti civile si sono ritirati dal dibattimento dopo una transazione privata con il patron di Ottana Energia, Paolo Clivati, che li ha risarciti dei danni legati al mancato conferimento del latte nei vari caseifici della zona.
Per settimane, infatti, a causa del fenomeno delle cosiddette "pecore nere", nessuno ha potuto mungere gli animali, privando quindi gli allevatori del reddito derivante dalla vendita del latte. "Le pretese dei miei assistiti sono state completamente soddisfatte dalla transazione, quindi usciamo dal processo", ha chiarito il legale di alcuni dei sei allevatori. L'unica parte civile rimasta è la Coldiretti, in difesa di allevatori e agricoltori della zona.
Il processo vede imputati Paolo Clivati, amministratore delegato di Ottana Energia, e Mario Tatti, direttore della centrale. Sono accusati di aver sottoposto l'impianto a una sperimentazione non autorizzata che prevedeva l'utilizzo di una miscela di acqua e carbone (Cwf) al posto dell'olio combustibile solitamente impiegato. Questa mattina sono stati sentiti i tre consulenti del Pm, Roberto Monguzzi, Paolo Pirisi e Mauro Sanna.
I periti hanno spiegato che in base ai dati da loro raccolti non è possibile stabilire se i valori delle emissioni registrati la notte dell'esplosione siano stati superati o no rispetto ai parametri di legge: il rilevatore dell'inquinamento, infatti, era andato in tilt al momento dello scoppio. Il processo è stato aggiornato al 14 aprile, quando saranno ascoltati i testi della difesa.