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Nella giornata di ieri 8 marzo, nella sede della Prefettura a Sassari, gli industriali e i pastori hanno trovato un accordo sul prezzo del latte. Secondo l’intesa raggiunta, il latte dal mese di marzo sarà pagato in acconto a 74 centesimi (febbraio a 72 centesimi in quanto molte aziende hanno già fatturato) e sarà conguagliato a novembre (per tutta l’annata da novembre 2018 a ottobre 2019) in base ad una griglia che “aggancia” la media del prezzo del Pecorino Romano nella borsa di Milano al latte.
Ma quali sono state le tappe di questa lunga vertenza? Tutto è iniziato nello scorso autunno quando Coldiretti Sardegna ha denunciato che il prezzo proposto dal mondo della trasformazione (60 centesimi) era “Impresentabile in quanto molto al di sotto dei costi di produzione e per l’ennesima volta si scaricavano sui pastori le incapacità dei trasformatori che avevano splafonato le quote di produzione del Pecorino romano causandone il crollo del prezzo”.
La seconda tappa è stata il 15 dicembre a Banari nell’appuntamento annuale dedicato al mondo agropastorale che ha visto la presenza dei trasformatori, Oilos e del Consorzio del Pecorino romano.
In quell’occasione Coldiretti Sardegna ha proposto un patto da sottoscrivere da parte di tutti gli attori della filiera, in cui l’acconto del latte doveva essere pagato ai pastori a 77 centesimi per i mesi di gennaio, febbraio e marzo per poi essere aggiornato ad aprile in base alle quotazioni del Pecorino romano.
Una proposta portata, poi, nel tavolo regionale del latte, che tra nulla di fatto e rinvii, si è arrivati aa fine gennaio, quando Coldiretti Sardegna, lancia l’ultimatum: “O si trova l’accordo nel tavolo convocato per il 7 febbraio oppure saremo in mobilitazione”.
Il 7 febbraio fallisce anche l’ultimo tentativo di accordo. Da lì la dura protesta dei pastori durante la quale tre milioni di litri di latte (dati Coldiretti) sono stati lavorati per essere dati in beneficenza, dati in pasto agli animali o gettati in strada.
La stessa Coldiretti decide di adire anche le vie legali contro gli industriali. Il 12 febbraio una delegazione di pastori, guidata dal presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu, prende parte alla manifestazione sulla Xylella di Coldiretti davanti a Montecitorio e a fine mattinata viene convocata dal ministro Matteo Salvini.
Il Ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio riunisce per il 14 febbraio al Viminale tutti i protagonisti della filiera. Tavolo al quale Coldiretti Sardegna chiede vengano convocati anche i rappresentati dei presidi spontanei.
Un incontro che si conclude, anch’esso, con un nulla di fatto ma apre la strada ad un accordo, con un consistente intervento pubblico che tra Viminale, Ministero dell’Agricoltura, Regione e Banco Sardegna arriva a circa 50 milioni di euro.
Dopo due nuovi tavoli, uno a Cagliari e l’altro a Roma, il prefetto di Sassari riceve la delega per le trattative che al secondo tentativo, con la collaborazione del capo di gabinetto del Ministero delle Politiche Agricole, giunge a un accordo.