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Si è aperto oggi nel tribunale di Nuoro, davanti al giudice monocratico Daniela Russo, il processo nei confronti di Giuseppe Piredda, il pastore di Irgoli di 44 anni - oggi assente in aula - che nell'aprile del 2014 provocò volontariamente la morte del proprio meticcio: il cane venne legato al gancio di traino dell'auto e trascinato sull'asfalto fino ad ucciderlo.
Inseguito dai Carabinieri, l'uomo aveva perso il controllo della vettura che era poi finita in una cunetta ribaltandosi. Interrogato dai militari, Piredda si era giustificato sostenendo di aver dovuto punire il cane perchè infastidiva le pecore del suo gregge. Il difensore dell'imputato, avvocato Gianfranco Careddu, ha chiesto per il suo assistito l'istituto della "messa alla prova".
Se il giudice accoglierà la richiesta, Piredda, accusato di uccisione di animale e resistenza a pubblico ufficiale con l'aggravante di aver compiuto i reati alla presenza del figlio minorenne, si metterà a disposizione di una associazione per la protezione degli animali come volontario.
Nel processo, aggiornato al 24 giugno prossimo, sono state ammesse come parti civili Enpa, Anpana, Lav e Lega per la difesa del cane.
Il caso sollevò un'ondata di protesta che superò i confini della Sardegna. Dalle associazioni animaliste a show girl testimonial di campagne in difesa dei nostri amici a quattro zampe, come Elisabetta Canalis, fino ai social: per giorni il tam tam indignato si è rincorso sul web e su Facebook con tanto di petizioni per chiedere giustizia per il povero meticcio ucciso che il popolo di internet ha subito ribattezzato "Amore".