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Scintille in Corte d'assise a Nuoro, tra la difesa da una parte e la pubblica accusa e le parti civili dall'altra, nel processo a carico di Alberto Cubeddu, il 22enne di Ozieri imputato dell'omicidio dello studente di 19 anni di Orune, Gianluca Monni, avvenuto l'8 maggio 2015 e di quello del 29enne di Nule Stefano Masala, scomparso la sera prima e mai rientrato a casa.
Tutto si è giocato sull'orario di servizio di una pattuglia del nucleo radiomobile della Compagnia di Ozieri, tra le 22.30 e la mezzanotte, la sera dell'8 maggio quando nelle campagne di Pattada è stata bruciata l'Opel Corsa Stefano Masala, auto usata secondo l'accusa da Cubeddu e da suo cugino Paolo Enrico Pinna, per l'agguato allo studente.
Un punto su cui si gioca anche la credibilità del teste chiave del processo, l'allevatore di Ozieri Alessandro Taras. L'uomo nel corso di un incidente probatorio aveva raccontato di essere stato chiamato da Cubeddu quella notte per andare a incendiare nelle campagne di Pattada l'auto che giorni dopo avrebbe scoperto essere di Masala.
Il teste aveva anche aggiunto che in quell'occasione sulla SS 128 bis, vicino a Pattada, avrebbero incontrato una pattuglia dei Carabinieri. Secondo i difensori dell'imputato, Mattia Doneddu e Patrizio Rovelli, la pattuglia nello stesso lasso di tempo era impegnata a molti chilometri di distanza per un sinistro. Mentre il Pm Andrea Vacca e le parti civili hanno sostenuto tra lunghi battibecchi con la difesa che Taras non ha indicato un orario preciso in cui avrebbe avvistato la pattuglia e che sull'ordine di servizio dei militari ci fossero degli errori sugli orari. Come testi della difesa hanno sfilato in tribunale sei militari del nucleo Radiomobile di pattuglia quella notte.
Il processo è stato aggiornato al 6 febbraio, quando sarà sentito come teste della difesa Paolo Enrico Pinna già condannato a 20 anni per i due delitti e attualmente detenuto nel carcere di Uta.