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A distanza di quasi una settimana ancora nessuna traccia di Giovanni Leonardo Acca, il 59enne di Fertilia scomparso lo scorso lunedì mattina, 16 ottobre. L'uomo ha lasciato la propria abitazione alla guida di un'Audi A4 del 2002, color grigio, targata CE006NK, ed è anche sul veicolo che si concentrano le ricerche.
Intanto il figlio Samuele, sempre sui social, ha scritto una lettera indirizzata proprio al padre:
Ciao Papà, come stai?
Una settimana di solito vola, ma qui a casa sembra che siano passati secoli, ci manchi tanto lo sai?
Ti scrivo questo messaggio nella speranza che in qualche modo tu lo riceva, tu lo legga. Io ci provo perché tu mi hai sempre insegnato e dimostrato che nella vita tutto è possibile.
Perché l’impossibile non ha mai fatto parte del tuo vocabolario.
Chi l’avrebbe mai detto che quel vispo bambino di Sedini, cresciuto senza acqua corrente e che andava al mare in carretto sarebbe un giorno diventato Luogotenente dell’Aeronautica - ricordi cosa ti chiese incredulo Nonno? “T’ani pijaddu? Ma avveru?”
Ti ricordi quando mi portasti la prima volta nella casa dove sei cresciuto? “Papà, ma qui in casa il bagno dov’è?” E tu, aprendo la porta di casa e mostrandomi la vegetazione tutt’intorno mi rispondesti: “Samué, ecco qui, l’angolo che scegli sarà il tuo bagno, hai l’imbarazzo della scelta”.
Chi l’avrebbe mai detto che questo stesso Luogotenente e sua moglie, un giorno, sarebbero riusciti poi a far studiare il proprio figlio in Canada e nel Regno Unito, quanti giri, quanti viaggi insieme. Ti ricordi i tuoi occhi illuminati quando ti ritrovasti in giro per New York?
Chi l’avrebbe mai detto che tu, uomo di campagna, ti saresti un giorno avventurato per il mare padroneggiando l’arte della vela. Ti ricordi quei nodi che fai? Io non ci ho mai capito niente.
Chi l’avrebbe detto che tu, uomo di campagna, ti saresti un giorno avventurato per i cieli. Ti ricordi il brevetto da pilota e quelle spie dell’aeroplano che non riconoscevi perché non sapevi di essere daltonico? Meglio tardi che mai!
Chi l’avrebbe mai detto che tu, dopo giornate estenuanti di lavoro dove hai sempre dato il massimo, avresti avuto la forza di scarrozzarmi in giro per la Sardegna per far sì che potessi coltivare il calcio la mia passione.
Chi l’avrebbe mai detto che tu, partendo da Sedini, ti saresti un giorno ritrovato in Afghanistan e poi a Djibouti, in mezzo a nuovi mondi, nuove culture. Mamma è un po’ meno contenta di questa cosa, non per le tue esperienze, ma per tutti i tappeti persiani che hai portato a casa.
Potrei continuare all’infinito, perché infinite sono le volte che tu e Mamma avete trasformato l’impossibile in possibile. Vorrei dirti che qualunque sia la ragione che ti ha spinto verso questa decisione, niente è impossibile e tutto è risolvibile, insieme, come abbiamo sempre fatto.
Ti penso e ti cerco in terra, mare e cielo. Guardo le stelle nella speranza che nonno e nonna ti guidino verso di noi, verso casa.
Oggi alle 14 gioca la Torres, ti ricordi la prima volta che mi portasti allo stadio? Torre Palermo, stagione 2000/2001, 3-0. Tu gasatissimo ed io che facevo il tifo per il Palermo perché le magliette erano più belle. Quei colori sono poi diventati i nostri colori, i colori di una delle tante passioni che condividiamo insieme e che senza di te scoloriscono. Poi magari oggi segna Peppe e non siamo insieme per esultare.
Ti ricordi la prima maglia della Torres che ho indossato? Ci stavo dentro 3 volte, numero 17. Eravamo talmente contenti che la portavamo in giro a farla vedere a tutti come se fosse un cimelio.
La scacchiera qui a casa è pronta, sai che tu sei l’unica persona contro la quale riesco a vincere, quindi ti prego, non privarmi anche di questa gioia.
Mi fermo qui, perché tu queste cose le sai gia, sai già tutto. Così come sai che ti stiamo aspettando tutti a braccia non aperte ma spalancate.
Sei il nostro superuomo, il nostro eroe e la nostra roccia. L’uomo che con mamma è sempre riuscito a trasformare l’impossibile in impossible.
Ti amo papà.