Anche l’Unione dei Comuni del Meilogu prende posizione sulla crisi del prezzo  del latte e lo fa con l’approvazione di un ordine del giorno sulla crisi del comparto e a sostegno del mondo pastorale in modo tale da dare, si legge nel documento dei 13 sindaci «Una sponda istituzionale alle manifestazioni di piazza e alle giuste rivendicazioni che vengono dal mondo agricolo e zootecnico».

«Nel sostenere – proseguono i primi cittadini –, non solo con le parole, ma dal punto di vista istituzionale le rivendicazioni dei pastori che vedono, nel 2019, il prezzo del latte scendere del 50% in tre annualità passando da 1,20 euro al litro agli attuali 0,60 euro al litro impegna l’Assemblea dei Sindaci a creare un canale di dialogo con i pastori singoli e/o associati, con le organizzazioni agricole, con il sistema cooperativistico della produzione e con quello industriale».

«Con la riduzione del prezzo del latte del 50% rispetto al 2017 –  sottolineano nell’introduzione – mancano dal circuito economico della Sardegna circa 228 milioni di euro, una massa di denaro enorme che manca dalla piccola economia locale delle nostre comunità. Le figure del pastore, dell'allevatore, dell'agricoltore sono figure insostituibili, in Sardegna, dal punto di vista sociale, economico, insediativo, storico e culturale». 

A loro modo di vedere «Non è certamente un'esagerazione affermare che senza pastori, semplicemente, non esiste la Sardegna. La questione della pastorizia, dell'allevamento, della produzione del latte, della sua trasformazione e della vendita dei prodotti derivati è una questione decisiva per tutta la Sardegna. Il pastore, l'allevatore e l'agricoltore hanno una funzione non solo di natura privatistica, ma anche pubblica a favore di tutta la comunità, come presidio insostituibile nel territorio, per la sua fruizione e tutela. Da questo punto di vista si deve valutare il loro ruolo nella prevenzione anticendio, nella lotta al dissesto idrogeologico e alla desertificazione e/o all'abbandono del territorio». 

«La pur utile “indennità compensativa” e altre misure pensate per sostenere le attività agricole nelle zone svantaggiate e montane, –  rimarcano – non sufficienti, appunto, a compensare questa funzione “pubblica” che troppo spesso viene disconosciuta e che va oltre i livelli di produzione delle singole aziende. Da queste semplici considerazioni ne deriva il fatto che le comunità e le istituzioni locali sostengono appieno le giuste rivendicazioni che arrivano dal mondo agro-pastorale». 

I primi cittadini, si legge ancora nel documento «Sostengono le lotte per la dignità del lavoro che devono essere espresse sempre in modo pacifico e dentro l'alveo della civiltà e delle regole comuni che le lotte dei pastori non degenerino, mai, delle lotte con altri pastori e/o lavoratori che con fatica e sacrificio prestano la loro opera nei contesti produttivi della filiera né, meno che mai, si giunga ad atti vandalici e danneggiamenti alle strutture produttive cooperativistiche e/o industriali». 

Una netta presa di posizione da parte dei primi cittadini di Pozzomaggiore, Bonnanaro, Banari, Siligo, Giave, Cossoine, Thiesi, Bessude, Semestene, Borutta, Cheremule, Bonorva e Torralba che hanno voluto esprimere la solidarietà ai pastori «Considerando –  si legge nel documento – le attuali quotazioni a 0,60 euro al litro non rispondenti all'equa retribuzione del prodotto e alla dignità del lavoro».

Il loro auspicio è quello che «Pastori, organizzazioni di categoria, cooperative di produttori e industriali riattivino il tavolo di concertazione sul prezzo del latte per rivedere al rialzo tale prezzo e ridare dignità al lavoro nelle campagne della Sardegna». 

Un appello è andato anche alla Regione Sardegna affinché «Ponga in essere tutte le iniziative volte a tutelare la figura del pastore, dell'allevatore e dell'agricoltore attraverso una rivoluzione copernicana di tutta la filiera produttiva» ed «Esprime l'auspicio che la Regione Sardegna imprima un'accelerazione rispetto a un miglioramento di tutta la parte relativa al sistema cooperativistico che deve assumere connotati manageriali adatti alla modernità, ai mercati mondiali, alle regole europee, nazionali e/o regionali».

Tra le proposte formulate, la promozione dii momenti di discussione e confronto «All'interno della comunità per far comprendere alla comunità stessa il senso di una rivendicazione che non è solo di comparto, ma più generale per il futuro della Sardegna sul livello territoriale e regionale con gli altri comuni al fine di rendere unitaria l'azione anche con il coinvolgimento dell'Anci Sardegna e del CAL della Sardegna».

Inoltre «Sollecitare l'attuale e la prossima Giunta Regionale ad attivare politiche pubbliche che vadano ad incidere su tutta la filiera all'interno di un quadro di obiettivi chiari e condivisi e ad attivare un'azione forte a tutela dei pastori, utilizzando anche la Sfirs, rispetto al sistema creditizio che in questa partita gioca un ruolo decisivo».

Chiesta anche l’attivazione di una Zona Franca Rurale «rivolta soprattutto a pastori, allevatori e agricoltori con una detassazione sul modello di quella prevista per la zona franca urbana per 5/10 anni e in particolare modo rivolta alle nuove generazioni che si insediano in agricoltura».