L'ex presidente della Generalitat catalana Carles Puigdemont si è concesso oggi ad un bagno di folla, ad Alghero, dopo la scarcerazione. Dopo un consulto mattutino con i suoi legali e il suo staff, è uscito per le vie della cittadina catalana incontrando numerosi suoi conterranei accorsi in Sardegna per la rassegna folk in programma in questi giorni. Dopo aver raggiunto a piedi il porto, è stato travolto da abbracci, applausi e inneggiamenti commuovendosi quando qualcuno ha intonato l'inno catalano.

"Sto bene, qui mi sento come a casa", ha confessato. A fine mattinata Puigdemont ha fatto visita al sindaco di Alghero, Mario Conoci. "Grazie per la solidarietà, torneremo ad Alghero da cittadini di una Repubblica libera, in un'Europa più democratica e più unita nei diritti fondamentali. Viva Alghero e viva la Catalogna libera", è l'impegno assunto mentre firmava il registro degli ospiti.

Dopo il pranzo e una piccola pausa, Puigdemont ha incontrato il presidente della Generalitat, Pere Aragones, il suo vice, Jordi Puigneró, la ministra catalana Victoria Alsina e il rappresentate della Generalitat a Roma, Luca Bellizzi. Insieme sono andati a visitare la sede algherese della Generalitat.

"Continuerò a viaggiare, sono state ore difficili ma questo intento di fermarmi non vincerà. La lotta per la libertà continua e continuerà", ha detto l'ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont in conferenza stampa, annunciando che lunedì tornerà in Belgio. Il suo legale ha assicurato poi che tornerà il 4 ottobre, quando è stata convocata l'udienza davanti alla Corte d'Appello di Sassari che dovrà decidere sulla richiesta di estradizione: "Il rischio è zero, questo caso è morto", ha fatto sapere l'avvocato Gonzalo Boye.

"Vogliamo un'Europa in cui la libertà d'espressione e il diritto all'autodeterminazione siano dei pilastri fondamentali. In meno di 24 ore il tribunale di Sassari ha confermato che noi abbiamo ragione e che ha torto la Spagna, che non rispetta i diritti politici", ha denunciato l'ex presidente catalano.

"Siamo qui per denunciare che la repressione del movimento indipendentista continua - ha detto il suo successore Aragones -, che è necessaria più che mai un'amnistia per risolvere questa situazione di repressione, che è assolutamente necessario rispettare il diritto del popolo catalano a decidere il suo futuro, che bisogna rispettare l'esercizio del suo diritto dell'autodeterminazione mediante un referendum di indipendenza".