Un messaggio di venti righe vergato a mano su un foglio di carta, da mamma a mamme. Un appello straziante e carico di significato rivolto da una donna consumata dal dolore alle donne di una comunità divenuta simbolo del malessere di un'intera isola. L'intervento di Marion Bleriot Kassam a Orgosolo, dal pulpito della chiesa del Santissimo Salvatore durante la messa di Pasqua del 21 aprile 1992, è una delle pagine più iconiche della storia del banditismo sardo.

APPELLO IN CHIESA ALLA GENTE DI ORGOSOLO

La signora Marion, alla quale il 15 gennaio precedente un commando di banditi aveva strappato il figlio Farouk, decise di rivolgersi alle donne della comunità orgolese dopo aver letto di una raccolta fondi organizzata dalla gente del paese barbaricino per risarcire una comitiva di turisti polacchi rapinata alle porte di Orgosolo da alcuni malviventi pochi giorni prima.

La donna tenne il suo discorso alla presenza di Graziano Mesina, che in quei giorni era tornato a casa in libertà provvisoria e in quelle settimane fu figura chiave nelle trattative coi banditi che avevano sequestrato Farouk.

Dopo la toccante processione de "S'Incontru", col simulacro della Madonna addolorata che incontra il Cristo risorto, la folla in preghiera si era riunita in chiesa ignara di quanto stava per accadere. Fu un gesto di coraggio e di sfida, volto ad abbattere il muro dell'omertà e del silenzio che avvolgevano larga parte della società del centro Sardegna.

La mamma del rapito guardò negli occhi l'assemblea di fedeli riunita per la messa solenne officiata da un giovane parroco di Lula, don Sebastiano Sanguinetti, che sarebbe diventato vescovo pochi anni dopo. E proprio di Lula era Matteo Boe, il principale esponente, si sarebbe scoperto più tardi, della banda che aveva rapito il piccolo Kassam dalla casa di famiglia in Costa Smeralda.

"SIETE GENTE DI CUORE, POTETE CAPIRMI"

"Oggi è Pasqua - le parole di Marion Bleriot Kassam -, giorno di festa e di allegria. Nei vostri paesi si festeggia anche per le strade. La Madonna cammina verso l'incontro con Gesù, suo figlio. Per me, però, che sono anch'io mamma, oggi non è possibile andare all'incontro con mio figlio. Di questo figlio che purtroppo da più di tre mesi è diventato famoso. Sono la mamma di Farouk".

"Sono venuta qui perché il vostro paese è nel cuore della Sardegna. È famoso per la sua ospitalità. Ma l'idea mi è venuta leggendo i giornali in questi ultimi giorni. Quello che aveva fatto per questi turisti stranieri mi ha colpito. È stato un gesto di gente di cuore. Mi sono detta: "Ecco, è lì che devo andare, questa gente mi aiuterà". A voi, a tutte le mamme di quest'isola lancio il mio grido perché so che voi potete capirmi. Abbiamo portato in grembo i nostri figli per nove lunghi mesi e li abbiamo amati, curati, coccolati per giorni e notti. Anche se ogni tanto ci fanno arrabbiare, gli abbiamo dato il meglio di noi. Poi un giorno tutti gli sforzi vengono distrutti".

"PER AMORE DI DIO, MAMME DELLA SARDEGNA, AIUTATEMI"

"Nessuna lacrima, nessun grido - disse la donna ricordando gli ultimi istanti prima che Farouk venisse portato via nella notte dai banditi -, solo una voce angosciata di un bambino che dice: "Ma io voglio restare con mio papà". Per amore della vostra bellissima terra, per amore di un bambino, a Dio e a tutte voi mamme della Sardegna chiedo il vostro aiuto e il vostro sostegno".

La chiesa di Orgosolo accolse le parole della donna con un fragoroso e commosso applauso di solidarietà. Tante persone si misero in fila per salutare una madre gonfia di dolore e di speranza.

Su quello che accadde nelle settimane successive e sul reale ruolo giocato da Mesina nella liberazione di Farouk non si è mai fatta totale chiarezza. La ricostruzione fornita dall'ex primula rossa del banditismo sardo entrò duramente in contrasto con quella ufficiale delle autorità. Le parole della signora Marion rimangono forti, una memoria toccante di quei giorni di paura e trepidante attesa.