Il viaggio lungo le tradizioni della Sardegna attraversa il tempo e la memoria, narra di usi, costumi e leggende che si custodiscono gelosamente, ma che talvolta si tramandano nelle generazioni.

Una storia che valica il mare pur appartenendogli e che deriva dalle più remote popolazioni la cui vita era proprio legata al mare. Fenici, Egizi, Cretesi, Caldei, coloro che producevano il tessuto dorato raccolto dal mare: il bisso, e con loro Chiara Vigo.

Una storia che dona alla Sardegna un’inestimabile patrimonio, l’unico maestro di bisso in Europa e forse al mondo.

Il bisso o “la seta del mare” è una fibra tessile di origine animale ottenuta dai filamenti che secernono la “Pinna Nobilis”, grandi molluschi bivalvi conosciuti anche con il nome di nacchere, che si ancorano ai fondali sabbiosi, e che dopo un’accurata pulitura dai  residui marini, vengono tessuti e tinti.

Di bisso erano gli abiti di Re Salomone e della Regina Ecuba, di imperatori e sacerdoti.

Di bisso è custode l’isola nell’isola: Sant’Antioco, dove Chiara Vigo nasce nel 1955, precisamente a Calasetta. Fin da bambina, affascinata delle realizzazioni artistiche della nonna Leonilde Mereu, si avvicina all’antico sapere della lavorazione del tessuto del mare. Un legame culturale, oltre che affettivo, che ha permesso il tramandarsi di un’eccelsa arte.

Un giuramento in riva al mare in cambio “della formula segreta” della trasformazione, di quella magistrale procedura che rende malleabile la bava marina, che muta un grumo di filamenti in un tessuto più sottile di un capello umano e mille volte più resistente.

In primavera inoltrata e al chiarore della luna, Chiara si immerge in apnea a 13 metri di profondità per raccogliere i bruni filamenti che sembrerebbero giocare con la luce, si mostrano, infatti, color bronzo in penombra, color oro se illuminati e quasi invisibili se posti in controluce. Porta in superficie un regalo del mare che prende forma sul suo telaio. Tessuti e ricami preziosissimi che prendono vita dalle sue mani.

La sua maestria è stata oggetto di numerose tesi di laurea, accademici di tutto il mondo hanno studiato la sua affascinante realtà che dal 2005 è stata dichiarata “patrimonio immateriale” dell’umanità. Fra i considerevoli riconoscimenti dedicati al Maestro del bisso marino, quello di Commendatore della Repubblica conferitole nel 2008 e il premio “Un bosco per Kyoto” ricevuto per l’impegno profuso in favore della salvaguardia dell’ecosistema marino. 

La “Pinna Nobilis” è stata dichiarata a rischio d’estinzione nel 1992, e quindi protetta, da quando una dissennata pesca a strascico ne aveva messo a repentaglio la sopravvivenza. Chiara nelle sue immersioni si limita a resecare con un piccolo attrezzo tagliente parte dei filamenti, riportandone a galla poche centinaia di grammi dopo centinaia di immersioni.

“Il bisso non si può ne vendere ne comparare, non soggiace alle leggi del mercato, perché è un bene collettivo: si può solo ricevere o regalare” sostenne Chiara quando le fu proposta la vendita per due miliardi e mezzo di lire, da parte di facoltosi giapponesi, di un arazzo ricamato con un bisso pescato da sua nonna nel 1938, “Il Leone delle Donne”.

Alcuni dei suoi lavori sono esposti in musei come il Louvre e il British Museum e una preziosissima cravatta in bisso, regalata a Bill Clinton, si trova oggi custodita nel Museo Nazionale di Washington.

Fino al 23 dicembre 2015 a Sant’Antioco il museo del bisso di Chiara Vigo era aperto 365 giorni all’anno e l’ingresso è sempre stato gratuito.

Era, perché in questa