È stato un confronto serrato, a tratti emozionante, quello che si è svolto venerdì scorso a Sassari nel corso del dibattito sulle “Questioni Sarde” organizzato dall’Istituto di Studi e Ricerche “Camillo Bellieni”.

Da una parte l’avvocato Efisio Arbau, sindaco di Ollolai e leader di La Base, dall’altro il filologo Paolo Maninchedda, ex assessore regionale e leader del Partito dei sardi, che hanno affrontato i temi più delicati e scottanti della politica isolana di fronte a un pubblico numeroso nella Sala Angioy del Palazzo della Provincia.

I due politici si sono esposti alle domande degli interlocutori, professionisti di vari settori e messi in cambi dal Bellieni, riguardo varie problematiche, tra cui la mancanza di identità urbanistica dopo decenni di aggressione cementizia, i nuovi sistemi di prevenzione del crimine, la formazione, l’accoglienza e l’esigenza di portare l'insegnamento del sardo a scuola.

Ai lavori, introdotti da Michele Pinna (direttore scientifico Is.Be) hanno preso parte Giuseppe Palmieri (architetto), Attilio Pinna (coordinatore dell’area giuridica Is.Be), Antonello Nasone (rappresentante Is.Be al Centre Maurits Coppieters di Bruxelles), Maria Doloretta Lai (presidentessa del Bellieni) e Daniela Masia Urgu (responsabile Colcs (Coordinamentu operadores limba e cultura sarda).

Nel suo intervento, Efisio Arbau ha espresso la volontà di presentare ai cittadini programmi concreti e praticabili, non più campati in aria, pur manifestando apprezzamento per lo stato di salute della politica sarda, a suo dire non condizionata da fenomeni malavitosi come in altre regioni del Sud. Sull’accoglienza le sue parole sono state molte dure, definita come una «finta, un fenomeno che sta creando un vuoto sociale che può portare all’odio tra poveri».

Contro il decremento della popolazione Arbau ha ricordato la sua proposta di cedere le case a un euro per invertire il trend nel comune di Ollolai.

Sul tema della lingua sarda, l’esponente de “La Base” ha rimarcato che sia dovrebbe partire dall’idea di far riconoscere il sardo al pari delle altre lingue minoritarie nazionali per poi farlo entrare nelle scuole ma soprattutto, sui media, bisognerebbe utilizzarlo in modo coinvolgente, e non con trasmissioni vuote fini a se stesse.

Maninchedda ha, invece, posto l’accento sul grande attenzione sul concetto della formazione: «L’aspetto formativo è a monte di molti problemi, include. Sul tema dell’accoglienza, Maninchedda ha espresso grande preoccupazione per la ripresa di atteggiamenti razzisti e di propaganda “di stampo fascista, in Italia e non solo, che potrebbero portare a ben più aspre conseguenze.

Il docente universitario ha, inoltre, voluto dire la sua sull’argomento linguistico: «Il sardo non è questione di professori – ha spiegato – ciò che è lingua è umanità».

Per lui, senza profondità di conoscenze linguistiche non si capiscono molti aspetti della nostra cultura, e occorre dunque inserire l’insegnamento del sardo nelle scuole elementari e medie.

«Il laboratorio politico-culturale del Bellieni – ha concluso Michele Pinna – proseguirà il suo lavoro di dialogo e confronto fattivo nella convinzione che la Sardegna abbia bisogno di unione, conoscenza, pazienza e tanta buona volontà».