PHOTO
Trattative ancora in corso in vista dell'elezione, domani in Aula, dei tre delegati sardi chiamati a votare il capo dello Stato il 24 gennaio a Roma. Negli ultimi giorni, da più parti, è stato messo in forse il rispetto della prassi consolidata che vorrebbe quali grandi elettori i presidenti di Giunta e Consiglio regionale, e il capogruppo del partito di minoranza più rappresentativo. Tra poco è in programma una conferenza dei capigruppo convocata dal presidente dell'Assemblea Michele Pais, proprio per fare sintesi.
Proseguono, nel frattempo, gli incontri all'interno dei partiti e tra forze politiche di schieramenti diversi. Alcune riunioni si terranno anche dopo la conferenza dei capigruppo: quella dell'intergruppo (Forza Italia, Udc, Riformatori), per esempio, è in programma alle 18.
A rischiare maggiormente tra i tre papabili - il governatore Solinas, il presidente Pais e il capogruppo dem Gianfranco Ganau - è proprio il presidente del Consiglio regionale, l'algherese Pais (Lega). I centristi, infatti, insistono per mandare a Montecitorio un proprio rappresentante. Prima della capigruppo c'è stato invece un vertice tra partiti dell'opposizione al quale hanno preso parte Valter Piscedda (Pd), Francesco Agus (Progressisti), Eugenio Lai (LeU) e Roberto Li Gioi (M5s). In teoria non c'è alcuna preclusione sul nome di Ganau. Ma i Progressisti pongono una condizione: "Una linea di condotta nitida per scongiurare alla radice l'eventualità che l'elezione dei delegati sia viziata da alchimie politiche e accordi al ribasso, agevolati dal voto segreto, che sarebbero incomprensibili ai cittadini che nutrono fiducia nella nostra azione", scrivono in una nota. Va bene Ganau, dunque, purché il Pd non faccia accordi con i centristi perché "su queste designazioni serve il massimo rigore, auspichiamo la massima unità dei partiti d'opposizione".
Senza un'intesa Pd-centristi, Pais, forte dei numeri, avrebbe più possibilità di entrare nella terna dei delegati.