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“Se ce lo ordineranno andremo. Andremo a vigilare sullo svolgimento della manifestazione di Cagliari. Noi andiamo sempre, dovunque, e accorriamo comunque, anche in soccorso di chi ci disprezza. Il punto non è questo. Il punto è che dai manifesti attribuiti agli organizzatori del raduno in programma a Cagliari il 27 luglio si legge chiaro il disprezzo per la vita altrui, poiché si arriva ad inneggiare all’attentato che avrebbe potuto uccidere qualcuno ma ha ‘solo’ ferito gravemente il nostro collega Mario Vece, si solidarizza con i suoi quasi assassini, si auspicano altre azioni violente che possano fare vittime fra gli sbirri. Al momento non ci risulta alcuna presa di distanza da parte degli organizzatori, vogliamo quindi chiedere al ministro Salvini di valutare questa penosa situazione, e rivolgiamo a lui il nostro appello, perché si paventa lo svolgimento di un’iniziativa che, visto l’insano messaggio palesato con quei manifesti, potrebbe comportare gravi rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica”.
Così Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato, Federazione sindacale di Polizia (già Ugl), che ha scritto al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, a proposito dell’iniziativa in programma per il 27 luglio a Cagliari, presentata con manifesti contenenti frasi choc contro la Polizia: “In solidarietà con Ghespe, Paska e Giovanni – si legge nel testo -, accusati di tentato omicidio per l’attacco contro la libreria di Casapound “Il Bargello”, avvenuto a Firenze nella notte di Capodanno 2017. Durante quest’azione è rimasto ferito lo sbirro ficcanaso che cercava di disinnescare l’ordigno, lasciando sul posto una mano e un occhio. A noi non interessa sapere chi sia stato e continueremo a gioire ogni volta che qualcuno attacca i fascisti, meglio ancora se uno sbirro ci va di mezzo”.
“Continuiamo ad ascoltare le lusinghiere dichiarazioni del ministro Salvini – ricorda Mazzetti - che fino a ieri, dalla nuova Prefettura di Fermo, ha avuto modo di ribadire: ‘Tra guardie e ladri abbiamo ben chiaro per chi siamo, chi indossa una divisa ha sempre il mio appoggio totale a prescindere’; mentre appena il giorno prima ha promesso che incontrerà il collega ferito con una coltellata alla mano a Terni. Tutto bene, tutto giusto. Perché noi ci siamo comunque, anche per chi offende e calpesta questa divisa che indossiamo con onore e per onore, non certo per alcun tipo di convenienza, e quel che conta è che lo Stato, con le sue Istituzioni e il suo Ordinamento, restituisca pari fedeltà, pari dedizione, pari considerazione per i suoi più fedeli Servitori. Ma stavolta oltre alle ovvie considerazioni di carattere morale c’è di più. Di qui a nove giorni potremmo essere mandati a svolgere servizio a una manifestazione che racchiude gli ovvi pericoli rappresentati da chi non ha remore nell’invitare a commettere dei reati, anche mortali, facendoci ‘andare di mezzo uno sbirro’. Nell’inneggiare alla morte o al ferimento di un Servitore dello Stato non troviamo nulla di democratico, e non riteniamo, certo, di dover rappresentare lo sfogatoio di nessuno solo perché abbiamo avuto la pazza idea di indossare la divisa. Semplicemente – conclude il leader dell’Fsp -, se coerenza si vuol dimostrare con lo spirito che orienta le leggi e anima le Istituzioni, iniziative del genere, portate avanti da chi tollera anche con il proprio silenzio certe dichiarazioni criminali, devono essere vietate dall’Autorità locale di pubblica sicurezza o con un intervento governativo”.