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Il ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio, Sergio Costa, sarà venerdì 8 febbraio in Sardegna per sostenere la candidatura di Francesco Desogus a Presidente della Regione.
Quattro le tappe previste. Il ministro visiterà anche un cantiere della strada Sassari-Olbia.
La giornata sarda di Costa inizierà da Olbia dove alle 10.00, si terrà un incontro con la stampa presso la sede del Movimento in via Lazio 75. Oltre a Costa e Desogus, parteciperanno anche i deputati Nardo Marino e Alberto Manca, i consiglieri comunali Maria Teresa Piccinnu e Roberto Ferinaio, e i candidati della circoscrizione Olbia-Tempio.
La mattinata proseguirà poi a Porto Torres dove intorno alle 12.00, il ministro Costa, insieme al sindaco Sean Wheeler, visiterà lo stabilimento Eni. Alle 13.30 tappa ad Alghero (Lido San Giovanni), dove il responsabile del dicastero dell’Ambiente affronterà il tema della posidonia spiaggiata insieme alla deputata Paola Deiana.
La giornata del ministro Costa in Sardegna si concluderà alle 18.00 ad Iglesias nella sala Rita Lepori (in via Isonzo 3), per partecipare ad un incontro sugli incentivi fiscali e sulle altre misure per rilanciare l'ambiente in chiave di tutela del territorio e di nuovo modello di sviluppo per il Sulcis-Iglesiente.
Insieme a Costa e a Francesco Desogus, ci saranno i candidati consiglieri della circoscrizione Carbonia-Iglesias Nicolò Murgioni, Paolo Zandara, Carla Mario, e consigliere comunale di Iglesias Federico Garau.
Desogusa è voluto intervenire anche sulla chiusura delle centrali a carbone. «Il ricorso al Tar della Regione Sardegna – queste le sue parole – contro la decisione del governo di chiudere nel 2025 le centrali a carbone è semplicemente vergognoso. Non solo perché la data contestata dalla Giunta Pigliaru era già stata fissata dal governo Gentiloni (ma allora nessuno nel centrosinistra sardo aveva avuto niente da ridire), ma perché così la Regione dimostra di non voler perseguire l’obiettivo della decarbonizzazione, altre volte ipocritamente sbandierato».
«Non solo, la giunta Pigliaru è anche in malafede – ha aggiunto -. Appena lo scorso 31 gennaio la Ep, proprietaria della centrale di Fiumesanto, ha infatti presentato pubblicamente un progetto di riconversione della centrale a carbone con un sistema a biomassa e gas. Siamo dunque al paradosso che i privati, che dovrebbero essere i primi ad essere danneggiati dalla decisione del governo, accettano invece la sfida del “phase out completo” dall’impiego del carbone per la produzione di energia termoelettrica, mentre il centrosinistra inscena una polemica senza senso, con il solo scopo di voler fare confusione. L’uscita dal carbone non determinerà infatti nessun rischio per le nostre imprese, perché l’energia sarà evidentemente fornita da altre fonti, compreso un nuovo cavo che collegherà la Sardegna alla Sicilia».
A suo modo di vedere «Il ricorso dimostra che sul modello di sviluppo Pigliaru e il centrosinistra hanno una idea retrograda. Il Movimento punta invece a fare della Sardegna la prima regione alimentata solo da fonti rinnovabili, con un uso del metano in una fase di transizione. Il ricorso della Regione è solo l’ennesimo atto che dimostra l’ambiguità del centrosinistra, che a parole difende l’ambiente, ma nei fatti prova prima a devastare le coste con una pessima legge urbanistica poi a tenere aperte le centrali a carbone».