Anche una giovane mamma di Fonni ha rischiato di morire nell'alluvione che ha flagellato l'isola pochi mesi fa. Graziella Vargiu non potrà mai dimenticare quel giorno di novembre che ha stravolto la vita di tanti.

«Mia mamma mi ha dato la vita, Renzo, il mio angelo, me l'ha restituita per una seconda volta». Il destino che si è mostrato avverso in un primo istante, ha poi lasciato spazio alla salvezza, grazie al coraggioso intervento di un autista di Mamoiada che l'ha sottratta a una morte sicura.

«Stavo rientrando da Nuoro, dopo una giornata di lavoro - racconta Graziella - quando ho imboccato la galleria di Mughina sulla strada che mi avrebbe riportato a casa. La pioggia incessante cadeva con violenza e l'acqua sull'asfalto stava diventando una barriera. All'improvviso, a metà galleria, le luci si sono spente, tutto si è fatto buio, la macchina si è bloccata, non riuscivo più a farla ripartire. Un'onda altissima l'aveva travolta e l'acqua cominciava ad entrare anche all'interno dell'abitacolo. Ho fatto dei tentativi per uscire da una situazione drammatica, soffocata dal panico. Tutto inutile. Pensavo a Marco, il mio bambino, credevo di non farcela più. Pregavo e invocavo il Signore. A un certo punto mi ha sorpassato la bisarca che si vede nelle foto che hanno fatto il giro del mondo, ho provato a dimenarmi il più possibile per farmi notare dall'autista, ma non c'è stato nulla da fare. Non passavano più macchine, probabilmente era già stato bloccato l'accesso della galleria, la corrente d'acqua batteva era sempre più forte e io mi sentivo sempre più sola e disperata».

Il ricordo viaggia sul filo delle emozioni che rimangono impresse e scavano dentro, la voce si spezza. Riprende il racconto. «Mi stavo lasciando andare, rassegnata, impaurita, senza più forze e speranze, quando ho visto in lontananza due fari accesi aprirsi nel buio della galleria. Erano le luci di un autobus spuntato all'improvviso. Si apre lo sportello. Ho provato una gioia immensa, qualcuno si era fermato ad aiutarmi».

Renzo Cadinu è l'autista dell'Arst che ha soccorso Graziella, che le ha salvato la vita.

«La situazione era drammatica - racconta Cadinu - rientravo da Oliena e la pioggia batteva forte. Dentro la galleria ho cominciato ad avere difficoltà a guidare l'autobus. Cadevano acqua, fango e detriti. Ho visto la macchina con una donna dentro. Ho aperto il portellone anteriore e le ho detto di buttarsi verso di me. Sono riuscito a strapparla alla corrente che rischiava di trascinarla via. I problemi non sono finiti lì. Verso l'uscita una bomba d'acqua ci ha travolto e davanti a noi c'era un Tir che bloccava il passaggio. Avevamo bisogno di aiuto ma non riuscivamo a comunicare con nessuno. L'acqua stava entrando nell'autobus. Ho detto a Graziella che l'unica via d'uscita era arrampicarsi sul Tir. Ci siamo fatti coraggio e grazie ad un miracolo ce l'abbiamo fatta. Sporchi di fango e inzuppati d'acqua ci siamo stretti in un abbraccio fortissimo. Abbiamo capito che eravamo scampati alla morte. La gioia è stata tanta, ma il pensiero va a tutte le vittime di questa tragedia».

Graziella guarda l'autista di Mamoiada con riconoscenza. «Renzo ha rappresentato la mia unica speranza. In quei momenti è facile che ognuno pensi a salvare solo se stesso. Lui ha rischiato con me e anche per me. Gli sarò grata per sempre».