"Non  è assolutamente vero che sul problema Abbanoa non ci siano soluzioni in campo. 

Ce ne sono almeno due. 

La prima, evidente, è quella portata avanti dalla giunta regionale e dalla maggioranza che governa la Regione. Prevede che  rimanga tutto come è, che l’ambito resti unico, non avvenga nessuna ristrutturazione e  che Abbanoa continui a gestire come sta facendo ora;   che i cittadini subiscano ancora disservizi e disagi, e siano costretti a pagare una tariffa sempre più alta. La soluzione, indicata dal Presidente Cappellacci è questa: gestore unico, potere accentrato nelle mani della Regione, debiti in continua crescita, perdite, disservizi ed inefficienze in aumento. Ogni tanto, pannicello caldo, qualche centinaia di milioni di euro per arrivare al trimestre successivo. Le conseguenze  di questa soluzione sono sotto gli occhi di tutti. Gli effetti finali, ovvero il fallimento di Abbanoa con  oltre un miliardo di debito nei confronti del sistema economico e finanziario ed il conseguente disastro per le casse regionali, peseranno su tutti i sardi.

La seconda soluzione, che auspico da ormai tre anni, prevede l’analisi scientifica e tecnica della definizione  dell’ambito territoriale da affidare al gestore del servizio. Ambito che, lo dice chiaramente la legge, deve avere una dimensione “ottimale”.  Un aggettivo difficile, lo capisco. Normalmente non usato. Eppure con caparbietà inserito addirittura nella legge. Per dire, per ordinare! Che tra le tante dimensioni che poteva  avere  l’ambito territoriale da affidare al gestore era necessario definire quella che determinava “la produzione al minor costo possibile”.  E’ questo il significato di ottimale.  La legge nazionale impone dunque di dimensionare l’ambito secondo principi economici e di convenienza.  Non introduce caratteristiche ideologiche o politiche. Non dice “unico”, o “grande”. O “regionale” o “comunale”. Dice soltanto “ottimale”.  Non per capriccio ma per logica. Tutto il servizio, dice ancora la legge,  deve essere pagato dalla tariffa, dunque l’ambito deve essere dimensionato in modo tale che i costi di gestione siano i più contenuti  possibile  in modo che la  tariffa sia anch’essa la più bassa possibile.

La domanda che facciamo da mille giorni è sempre la stessa: c’è qualcuno che può dimostrare che l’ambito unico sardo è ottimale? Nessuna risposta. Dunque nessuno può dimostrarlo. C’è, invece, chi ha dimostrato che l’ambito unico sardo non è ottimale. Lo studio è stato presentato nel novembre del 2010. L’ambito sardo, per numero di abitanti e per numero di metri cubi di acqua erogati, non è ottimale. L’ottimalità si trova quando i cittadini serviti sono 500.000 e quando i metri cubi erogati sono 50 milioni. L’ambito sardo ha 1.6 milioni di cittadini serviti e un volume di 141 milioni di metri cubi d’acqua erogati. Non è ottimale. E’ grande, è unico. E’ regionale. Ma non è ottimale. Cioè non è definito secondo legge e secondo principi economici e di convenienza. Ne segue che Abbanoa, gestore a cui è stato affidato questo ambito, è nell’impossibilità di essere efficiente da un punto di vista operativo, economico e finanziario.  

Nei tre anni successivi alla pubblicazione degli studi, e alla presentazione di una proposta di legge regionale ispirata alle nostra proposte che prevedeva la ristrutturazione del servizio attraverso la definizione di ambiti davvero ottimali, si è scelto di continuare a seguire la prima soluzione. Sono aumentati i disservizi, i disagi, i debiti e le perdite. E’ diventata drammatica la situazione dei dipendenti che non hanno certezza del pagamento degli stipendi, e delle imprese fornitrici che vedono i loro crediti diventare inesigibili. E’ prossimo a divenire tragico il destino di Abbanoa, ad un passo dal fallimento e dalla consegna dei libri contabili in tribunale.

Due soluzioni in campo, due visioni della politica.

Una centralistica, con indirizzo, gestione e controllo tutto in un’unica mano. Una Region