Nel mondo di oggi in cui la scienza possiede il dominio della verità, è difficile credere ancora nei rituali e nelle preghiere per scongiurare le disgrazie o attrarre la buona sorte. Niente è credibile se non dimostrabile scientificamente e non si considerano altre opzioni. Ma la nostra Isola, in tempi passati e non solo, è sempre stata legata profondamente alle usanze e alle tradizioni della medicina popolare nel tempo assopite e quasi dimenticate. Certo, “quasi” perché c’è ancora chi riesce a bypassare “lo scientificamente provato” e, accantonando per un attimo la pressante visione sulla razionalità, si affida  alla Sardegna del passato riportando indietro quelle antiche tradizioni che, in qualche modo, “coccolano” il desiderio di portare un po’ di magia nella nostra quotidianità. Pertanto quelli che: “Non è spiegabile, ma esiste e io ci credo” continuano a perpetrare gesti e  rituali radicati nell’essenza stessa della nostra terra, abbandonandosi al fascino misterioso di credenze e pratiche ancestrali decontaminate da regole teoriche e scientifiche.

“Sa Mexina de s’Ogu” o in italiano la “Medicina dell’occhio”, come tutti i sardi sanno, è un’antica pratica che mira a togliere il malocchio (s’ogu malu), una sorta di energia negativa trasmessa con un semplice sguardo, anche senza rendersi conto, al malcapitato particolarmente esposto a quel tipo di energia. Il mal di testa, la stanchezza eccessiva, i disturbi del sonno e molti altri disagi psicofisici, nella Sardegna di non tanto tempo fa, potevano essere valutati come una conseguenza dell’occhio cattivo degli invidiosi. A questo si rimediava con i cosiddetti “brebus”,  preghiere che si recitavano sottovoce con un bicchiere d’acqua in mano in cui si versava il sale e alcuni chicchi di grano. Una sorta di rito magico dalle mille sfaccettature che, ancora oggi sopravvive e rapisce la nostra attenzione come un incantesimo.

“Io viaggio in giro per la Sardegna con la libera scuola di erboristeria popolare sarda Calarighe e racconto di nonna. Nonna è la memoria storica della nostra terra, la nonna di tutti quindi.  Di chiunque la senta sua. Racconto quello che fa per guarire le persone e “Sa Meighina e s’Oiu”, come la chiamiamo noi nel nord Sardegna, è una delle tante medicine di nonna che ha l’obiettivo di lavorare non fuori, ma dentro di noi”.

Si presenta così ai microfoni di Sardegna Live, Gianpaolo Demartis, esperto di medicina tradizionale sarda che, fin dalle prime parole, ci fa capire il suo  particolare  approccio verso questo antico rito.

 “Per essere felici è necessario lavorare su noi stessi e “Sa Meighina e s’Oiu”,  fa proprio questo, lavora smuovendo le nostre energie vibrazionali - prosegue, catturando completamente la nostra attenzione - nonna lavora dentro di noi e, in qualche modo ci aiuta a gestire la nostra vita e la nostra salute, naturalmente fino a dove è possibile farlo”.

“Noi, così come lo stesso universo, vibriamo ad una certa energia - continua - quando abbassiamo la nostra vibrazione perché ci sentiamo frustrati o angosciati, andiamo incontro ad una serie di sfortune che attraiamo a noi poiché ci troviamo in quella determinata onda vibrazionale. Ci hanno sempre raccontato che può arrivare uno qualunque che “ci mette l’occhio” e di conseguenza noi entriamo in un tunnel senza uscita di sventure e malanni, nonché  in un pericoloso meccanismo di: ‘ mi ha augurato il peggio e mi ha fatto il malocchio’ - spiega - tuttavia gli altri possono farci del male solo se noi non riusciamo a vibrare ad energie più alte.  “Sa Meighina e s’Oiu”, lavora su questo ed è relativa alla capacità di cambiare o di aumentare le nostre vibrazioni universali”.

Sentir parlare di energia e vibrazioni dell’universo ci porta immediatamente alla fisica quantistica secondo la quale tutto (noi compresi) è energia e l’energia vibra a diverse frequenze. “Sa Meighina e s’Oiu”, e la fisica quantistica sono decisamente agli antipodi, ma sembrano rivelare lo stesso approdo?

Gianpaolo Demurtas dimostra di saper “raccontare di nonna” molto bene e continua stuzzicando sempre di più la nostra curiosità.

“Questo è il mio pensiero in base alle cose che ho visto e compreso nel tempo. È la mia esperienza e come tale non può essere soggetta a critiche. Pertanto usciamo dal concetto di giusto e sbagliato e semplicemente riprendiamoci quello che è nostro. Perché la medicina popolare, quindi anche quella magica come “Sa Meighina e s’Oiu”,  è  solo nostra ed è basata sul nostro vissuto. È una scelta personale, uno stile di vita; io la pratico e ho attinto le mie conoscenze da uomini e donne speciali che mi hanno parlato di erbe, preghiere e magia. Per “Sa Meighina e s’Oiu”,  è fondamentale la  consapevolezza,  nonché  la conoscenza di noi stessi e del mondo intorno. Quanti di noi sono pronti ad assumersi la responsabilità della propria vita e del mondo che li circonda? Questo tipo di medicina lavora sulla nostra essenza e ci aiuta a cambiare dentro - chiarisce con la voce piena di emozione – difficilmente qualcuno può fare il malocchio, ma siamo noi a creare questa dinamica stando a contatto con quella determinata persona che ha tirato fuori il peggio di noi. “Sa Meighina e s’Oiu”,   lavora su queste dinamiche e in qualche modo quieta il nostro io più profondo. Molti si rivolgono a me affinché io possa praticare questo rito, perché hanno paura di non saper gestire i momenti della vita in cui si è in balia di eventi e situazioni avverse ed è proprio quello il momento in cui è fondamentale lavorare su se stessi e credere di potercela fare. Sempre e comunque”.

Salutiamo “il raccontatore di nonna” certi di avere acquisito un po’ più di consapevolezza rispetto a un rito della nostra terra che merita profondo rispetto da tutti noi. Chi crede avrà sicuramente fatto sue le parole di Gianpaolo, chi invece è scettico sarà rimasto quantomeno affascinato dalla bellezza di un passato di Sardegna capace di catapultarci nei meandri della fisica quantistica.