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Se la Sicilia è nota in tutto il mondo per i suoi agrumi - dalle arance ai limoni, fino ai pompelmi e ai mandarini - anche la Sardegna può vantare un prodotto unico nel suo genere: sa pompìa. Questo rarissimo prodotto cresce soltanto nell'isola e le sue origini non sono del tutto chiare. Trattasi dunque di un agrume endemico, diffuso in alcune zone della Baronia e principalmente nel territorio di Siniscola. La sua bizzarra forma, tondeggiante ma irregolare, ha dato originariamente vita all'altrettanto curiosa denominazione di citruso monstruosa (limone-cedro mostruoso). Questa varietà di agrume fino al 2015 non possedeva infatti un nome scientifico pienamente riconosciuto a livello accademico, e da allora è riconosciuto come citrus lemon. Secondo la teoria più accreditata si tratta infatti di un ibrido fra il cedro e il limone, anche se al posto di quest'ultimo alcuni studiosi prediligono l'ipotesi pompelmo.
COME E' FATTA. Trascurato per lunghi periodi, questo agrume è stato riscoperto alla fine degli anni Novanta del secolo scorso. Come già detto, il suo nome viene accomunato principalmente a quello di Siniscola, dove proprio in quegli anni si è deciso di impiantare una coltivazione estensiva di pompìa, per un progetto di agricoltura sociale che coinvolge il Comune baroniese e il CIM. Il prezioso cedro proviene da alberi resistenti, simili a quelli dell'arancia, caratterizzati da rami spinosi. Possiede dimensioni piuttosto grosse, con un peso medio superiore ai 300 grammi e una buccia spessa e rugosa, di colore giallo intenso. Al suo interno una polpa poco succosa e ben più acida del limone, difficilmente commestibile al naturale. E' considerato un vero e proprio elisir, grazie ai benefici che si traggono a mangiarlo; tra le sue molteplici virtù infatti si annovera una potente azione "antisettica", in grado di curare infezioni come quelle alle vie respiratorie o all'apparato genitale femminile, oppure patologie gastrointestinali.
SA POMPIA IN SARDEGNA. La presenza della pompìa è attestata nell'Isola fin dal 1700, come testimonia un saggio sulla biodiversità vegetale e animale della Sardegna, ad opera di Andrea Manca dell’Arca (1780). Una statistica ordinata dal viceré Francesco Tana nel 1760 parla inoltre di alcune coltivazioni di pompìa a Milis, e nel dizionario Angius-Casalis (1833-1856) Siniscola è riconosciuto come centro principale di coltivazione dell'agrume. E proprio dal territorio siniscolese è partito il rilancio del prodotto, culminato nella nascita del Presidio Slow Food nel 2004, con un suo disciplinare che definisce metodi di produzione e provenienza. Da quell'anno la pompìa partecipa a tutte le manifestazioni slow food, fra cui il "Salone del gusto". Ha partecipato inoltre a entrambe le edizioni di Eurogusto a Tours (2009-2011) e alle maggiori fiere italiane dedicate al cibo e ai prodotti enogastronomici di qualità.
PRODOTTI E RICETTE. Lo si utilizza principalmente nella preparazione dei dolci quali sa pompìa intrea e s'arantzata (o arantzada), fatta di scorza di pompìa caramellata e arricchita da mandorle. Ma è utile anche per creare confetture e marmellate, o anche liquori (serviti freddi come digestivo), creme liquorose e distillati, come il gin alla pompìa. L'agrume è stato recentemente impiegato anche nella produzione di birre artigianali da birrifici isolani. E' infine utilizzato, anche se raramente, per oli essenziali con spiccate proprietà antinfiammatorie, antibatteriche e antimicotiche. La ricetta della pompìa intrea è tramandata oralmente da secoli e costituisce il bagaglio culturale di molte donne siniscolesi. Può essere preparata partendo dal miele millefiori oppure con lo sciroppo di acqua e zucchero al quale va poi aggiunto il miele, conferendo al prodotto un sapore tipicamente dolce con retrogusto amaro.
Foto Slow Food