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“Una delle feste più grandiose e pittoresche della regione, è quella che si svolgeva, e ancora si svolge, ai piedi del ciclopico altare del Redentore, nel fulgido agosto del Monte Ortobene. Messe celebrate all’aperto sulla viva roccia che ricorda le are bibliche, raccoglievano intorno, sui tappeti di capelvenere, tra le felci, i verbaschi aromatici, sotto la dolce ombra degli elci, una folla di pellegrini, venuti anche dai paesi lontani, coi costumi fiammanti e il cuore anch’esso acceso di fede e di passione”.
La prosa letteraria di Grazia Deledda annota tra le parole di un ricordo che riaffiora, le suggestioni e le atmosfere senza tempo che l’appuntamento dei nuoresi staglia tra le bellezze di un’isola da raccontare. “Il popolo sardo ama queste feste - prosegue la grande scrittrice - il cui rito religioso non impedisce la gioia di vivere, l’istinto d’amore, il contatto socievole, l’incontro tra amici, i banchetti e le sbornie”.
Feste animate dalle voci che si agitano fin dalle prime ore dell’alba, quando ci si prepara per un evento che ha sempre il sapore di un viaggio, di un andare verso la cattura di un’emozione nuova.
Difficile immaginare la Sagra del Redentore senza le musiche che l’accompagnano. Sono suono le voci dei cori che impastano i canti religiosi tra i ricami della fede. Sono suono le preghiere che si levano dalle voci nude delle donne che le intonano libere. Sono suono le mani che scorrono sulle tastiere degli organetti, liberando il respiro che il mantice comprime. Sono fiato le note delle launeddas che vibrano tra le canne millenarie che hanno camminato sulla storia prima ancora che accadesse.
In occasione della 115^ Sagra del Redentore sessantrè gruppi folk provenienti da tutta la Sardegna mostreranno con fierezza uno spaccato di storia, di cultura e di tradizioni del loro appartenere. La Sagra del Redentore è un incontro di armonie musicali che poggiano sull’eleganza dei colori che gli abiti tradizionali di ogni luogo rivelano quando, attraverso il passaggio nelle vie della città, ostentano identità.
Costumi che si muovono vivi, vari e diversi, colorati e impreziositi da gioielli e amuleti. Dettagli e sfumature immortalate dai grandi viaggiatori che frequentando l’isola fin dai primi dell’Ottocento ne hanno dipinto lo stupore. Nella città dei cori il canto polifonico trova una delle sue anime più vive.
Gli “Amici del Folklore” dopo aver aperto le porte alle culture del mondo mandando in archivio con successo la diciottesima edizione del Festival Internazionale intonerà i versi centenari di “Non potho reposare” anche sul palco del Redentore.
<<Le più belle voci hanno intonato il nostro canto d’amore più conosciuto e apprezzato, il suo valore artistico è universale>> dice Tonino Paniziutti. Sono trascorsi cento anni da quel lontano 23 luglio del 1915 quando, tra le pareti di una casa di Nuoro, il poeta e avvocato di Sarule Salvatore Sini scrisse i versi che da allora hanno cantato il nostro modo di esprimere l’amore in tutto il mondo.
<<Per noi intrecciare le voci in occasione della Sagra del Redentore ha un significato che va oltre la festa. Viviamo questo momento con un grande trasporto emotivo legato anche a un forte attaccamento di fede verso il Redentore>>.
E’ suono lo scalpitio sordo e costante dei 280 cavalli che accompagnati da altrettanti cavalieri trasporteranno le esperienze secolari della nostra isola. La Sardegna è terra di cavalli e le tradizioni equestri camminano di pari passo con la storia dei sardi. Il cavallo ha segnato la vita quotidiana del popolo isolano, nel lavoro come nello svago e oggi più che mai anche nelle occasioni di festa. Gli stessi viaggiatori d’oltre mare, che restavano colpiti dai paesaggi e dall’abbigliamento multicolore soprattutto femminile, si entusiasmavano anche di fronte alla perizia e all’ardimento che i giovani sardi esercitavano in sella ai destrieri. Le centinaia di cavalli che sfileranno per