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Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha testimoniato oggi al processo che lo vede parte offesa per un volantino diffuso a Cagliari in occasione di una manifestazione del Carroccio, il 26 settembre 2017, che inneggiava a piazzale Loreto.
"Non sono Mussolini e l'accostamento della mia persona a Mussolini è diffamatorio. L'accostamento a piazzale Loreto e ai gerarchi fascisti io l'ho percepito come una minaccia. Non sono un gerarca fascista ed essere trattato alla stregua è una lesione della mia immagine".
"Qualsiasi ideologia politica si presta ad una critica, ma ricordare piazzale Loreto, citarlo da esempio, per me va oltre la critica politica", ha sottolineato Salvini.
Sul banco degli imputati Mauro Aresu, attivista sardo che nel 2017 aveva evocato piazzale Loreto in occasione dell'arrivo a Cagliari del leader della Lega Matteo Salvini. E’ accusato di diffamazione, istigazione a delinquere e minacce. In suo sostegno, questa mattina, si è tenuto all'esterno del Tribunale un sit-in di solidarietà.
"Non ho mai risposto alle offese - ha detto Salvini - nella mia attività politica sono abituato alla critica e anche all'insulto. Ma quando a mio avviso si travalica l'insulto e si arriva a quella che io percepisco come minaccia, allora segnalo a chi di competenza se quello è un diritto di critica o se è qualcosa di più grave. L'ho fatto cinque volte".
Rispondendo all'avvocata di parte civile Claudia Eccher, l'ex ministro dell'Interno ha ricordato che quella volta a Cagliari la manifestazione venne svolta al chiuso in Fiera, proprio per questioni legate al rischio di contestazioni. "Come avvenuto anche in altre occasioni - ha poi concluso Salvini - sono disponibile a chiudere questa vicenda con le scuse pubbliche e una donazione ad un ente benefico di Cagliari". Il processo è stato aggiornato al 26 aprile, quel giorno sarà sentito il parlamentare leghista Eugenio Zoffili.