"L’emergenza sanitaria gravissima che stiamo vivendo è nazionale, ma il governo non sta facendo niente per far fronte alla criticità, nell’immediato, accettando in tal modo, il tracollo del SSN (già gravissima la carenza della medicina di base, dell’assistenza specialistica, del sistema dell’emergenza – urgenza e del sistema ospedaliero in generale). Gran parte dei sindacati medici e degli ordini professionali, propongono soluzioni che possono avere risvolti positivi fra 4-5 anni, (incremento del numero delle borse di specializzazione), mentre l’emergenza richiede provvedimenti immediati e straordinari. Perché il governo non fa niente?". E' quanto si domanda in una nota il referente della Clsl Medici e del Comitato storico per la difesa della salute della Barbagia Mandrolisai, Manuel Tanda. 

"Probabilmente - prosegue - l’obiettivo misconosciuto, perseguito dai tecnici del Ministero della Salute, è quello di arrivare alla chiusura degli ospedali periferici, in modo da risparmiare personale indispensabile per la riforma dei servizi territoriali che dovrebbe andare a regime nel 2026; la sanità ospedaliera viene concepita solo nei grossi centri ospedalieri e nelle strutture private. L’utilizzo dei “medici in affitto”, delle società interinali, non specialisti, e quindi autorizzati a trattare solo i codici bianchi e verdi del Pronto Soccorso, iniziativa delle regioni, appare in questo momento l’unica soluzione tampone disponibile. Questo perché non si vuole attuare l’unico provvedimento incisivo che è l’assunzione nel SSN dei medici laureati non specialisti, con contratti di formazione lavoro, proposto da numerosi direttori di PS, dalla SIDEMET, dalla Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, nonché da una mia lettera indirizzata ai parlamentari sardi in cui, nell’agosto 2021, scrivevo quelle che potevano essere le linee di indirizzo (fonti sindacali e società scientifiche): 1. Inserimento nel SSN dei neolaureati con una modalità di attività clinica “tutorata” a responsabilità crescenti, con affiancamento con un Medico strutturato e/o con un medico pensionato, in entrambi i casi con eque gratificazioni economiche (anche per contrastare la fuga verso le strutture private, attualmente più remunerative) 2. Possibilità per le regioni di organizzare o riconoscere percorsi formativi dedicati all’acquisizione di competenze teorico-pratiche negli ambiti di potenziale impiego. I medici assunti accederanno in soprannumero a una scuola di specializzazione sulla base di protocolli di intesa tra Regione e Università che disciplineranno il numero di accessi e le modalità di frequenza del corso". 

"Dovrà in particolare essere previsto lo svolgimento presso l’Università della parte teorica - aggiunge Tanda - e presso tutti gli ospedali della regione di appartenenza, lo svolgimento della parte pratica e di tirocinio, garantendo a quest’ultima almeno il 70% del complessivo impegno dello specializzando Si chiedeva l’interessamento dei parlamentari sardi il per sensibilizzare il Ministero della Salute e quello dell’Università, perché venisse superata l’inerzia sull’emergenza sanitaria e perché si approntassero i provvedimenti legislativi urgenti necessari, atti ad evitare l’imbarbarimento dell’assistenza sanitaria e la fine del SSN. Per permettere l’assunzione dei medici non specialisti, è necessaria una revisione della legge 502 del 1992, nell’articolo 15 (Disciplina della dirigenza del ruolo sanitario): Al primo livello della dirigenza del ruolo sanitario si accede attraverso concorso pubblico al quale possono partecipare coloro che abbiano conseguito la laurea per il corrispondente profilo professionale, siano iscritti all'albo dei rispettivi ordini professionali, abbiano conseguito il diploma di specializzazione nella disciplina, non che siano in possesso dell'attestato di conoscenza della lingua italiana e di quella tedesca di cui all'art. 4, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 26 luglio 1976, n. 752, e successive modifiche". 

"L’assunzione di medici del Pronto Soccorso “in affitto” - sottolinea -, costituisce un aggiramento della legge 502/92, quindi se non si rispetta le legge 502, utilizzando altri strumenti legislativi, è arrivato il momento di sospendere l’articolo 15 della 502/92, data la straordinaria emergenza, permettendo l’assunzione immediata , dei neo laureati in medicina, con contestuale inserimento in una specializzazione, in accordo con la Facoltà di Medicina, all'interno degli ospedali, distretti e altre strutture del SSN. Dal momento che da parte governativa non si vuole agire, si pone il problema di come sollecitarne l’azione. E’ ipotizzabile l’acquisizione del consenso sul tema da quanti più soggetti possibili istituzionali/politici/comitati/sindacati tramite petizioni/raccolta firme anche online Estremo provvedimento è La class action, che è un'azione legale collettiva condotta da uno (o più) utenti nei confronti del medesimo soggetto per tutelare i diritti vantati da più consumatori. La class action può essere promossa sia dal singolo consumatore che dalle associazioni dei consumatori o dai comitati nei quali i consumatori possono convogliare. Si persegue un’azione di condanna: oltre all'accertamento, si chiede che il giudice condanni l'altra parte all'adempimento di un obbligo insoddisfatto". 

"Si propone a sindacati e comitati un fronte comune con le seguenti finalità: 1, Sospensione dell’articolo 15 della legge 502 del 1992 in modo che venga permessa l’assunzione dei neolaureati nel SSN. 2, Inserimento contestuale dei laureati non specialisti in una scuola di specializzazione in base alle necessità comunicate dalle regioni. 3, L’inserimento nel SSN dovrà avvenire con un contratto di formazione lavoro e tutoraggio con responsabilità crescenti. 4, La presa in carico del malato da parte del neoassunto dovrà avvenire in un tempo variabile da 4 mesi per le specialità generaliste a 12 mesi per le discipline specifiche. 5, Ricorso alla Class action, in caso di persistente inazione della classe dirigente (Ministero della Salute e Ministero dell’Università e della ricerca). Opportuno inoltre appare salvaguardare il sistema ospedaliero, che negli ultimi 10 anni ha subito il taglio di 25.000 posti letto e di oltre 42.000 dipendenti, con una profonda riforma del CCNL. Infatti tutte le risorse appaiono finalizzate a potenziare i servizi territoriali (edilizia sanitaria senza previsione di risorse umane), con l’obiettivo di decongestionare gli ospedali, invece sono questi ultimi ad essere maggiormente in crisi, sia per le risorse insufficienti, sia per il ridotto appeal nei confronti dei giovani medici, che ricercano una professione che comporta meno sacrifici, meno limitazioni della vita privata (fine settimana libero, senza turni notturni e soprattutto senza reperibilità)". 

"Se una tipologia di lavoro non la vuole fare nessuno, bisogna che siano tenuti a farla tutti. Appare auspicabile pertanto un rapporto di lavoro unico tra ospedale e territorio, con ruoli intercambiabili (per esempio nel caso che un reparto ospedaliero abbia in organico 3 medici con esenzioni notturne, al fine di rendere il lavoro sostenibile per i reduci, sarebbe opportuno uno spostamento degli esentati, in quei servizi territoriali dove i turni notturni non sono contemplati) Infine è urgente una variazione delle regole contrattuali delle USCA (dovrebbero essere circa 150 medici in Sardegna), in modo da consentirne l’utilizzo anche nella medicina di base e negli ospedali, con l’effetto di alleggerire il lavoro nei nosocomi e la copertura di sedi di medicina di base. Quest’ultimo provvedimento - conclude - sarà realizzabile soltanto qualora un provvedimento normativo consenta la presa in carico del paziente da parte del medico non specialista, onde evitare gravi controversie medico-legali (senza l’ affiancamento da parte di un medico strutturato)".