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"Dichiarare lo stato di emergenza sanitaria nel Sulcis: servono strumenti straordinari per gestire e pianificare i servizi che ora sono in forte sofferenza".
Lo hanno gridato a gran voce i segretari territoriali di Cgil, Cisl e Uil e gli altri manifestanti che si sono ritrovati a Cagliari per una marcia che ha mosso i primi passi dall'assessorato regionale della Sanità per arrivare in Consiglio regionale, dove proprio adesso, alle 12,30, una delegazione dovrebbe essere ricevuta dalla commissione sanità.
Dopo le iniziative degli ultimi 30 giorni, le segreterie sindacali del Sulcis si sono mobilitate ancora per quello che ritengono sia "lo stato di degrado assoluto del servizio sanitario nel Sulcis Iglesiente, di disagio e insostenibili carichi di lavoro per molti operatori sanitari. Non sono più tollerabili - dicono Cgil, Cisl e Uil - ambulanze e pazienti in fila al pronto soccorso, impegnate per ore, medici di base assenti in vari comuni del territorio, servizi di pediatria nel territorio assenti, tempi biblici per le specialistiche e chiusure di servizi basilari come il pronto soccorso del Cto di Iglesias e del Laboratorio analisi del Sirai Carbonia".
"E' una situazione di emergenza, i cittadini del Sulcis devono avere gli stessi diritti degli altri sardi e non capiamo come mai, invece, vengano classificati come cittadini di serie B che per curarsi devono andare a Cagliari o a Sassari - denuncia Franco Bardi segretario territoriale della Cgil - Nonostante le promesse dell'assessore regionale la situazione è precipitata ed è senza precedenti: il pronto soccorso di Iglesias non è condizione classificabile nonostante serva un bacino di oltre 50mila abitanti, tutti i reparti e i servizi territoriali sono in affanno, nonostante l'impegno di infermieri e medici che sono i veri eroi in questa vicenda".