La necessità di rafforzare la presenza della medicina nel territorio è solo uno dei motivi che ha portato lo stato di agitazione dei medici in Sardegna. Con una lettera inviata alla Regione, ai prefetti e sindaci del territorio hanno spiegato cause e obiettivi della protesta.

"Non sono state recepite tutte le normative, previste dall'accordo collettivo” avverte Luciano Congiu, segretario regionale Smi. “Lo stato di agitazione è stato proclamato anche per esprimere la piena solidarietà ai medici della continuità assistenziale di Oristano e di Cabras. Tre medici, tutti gli altri dimissionari, non possono assicurare la copertura sanitaria di un bacino di utenza di oltre 40 mila persone, di cui 6 mila senza medico di famiglia, dovendo seguire numerose case di cura e ora, per ordine di servizio della Asl, anche la medicina del carcere.”

“È umanamente impossibile e al di fuori di ogni norma contrattuale e di sicurezza sul lavoro – continua Congiu - mentre le paghe restano invariate e i carichi di lavoro eccessivi stanno obbligando i professionisti a scegliere di abbandonare il pubblico".

Secondo Congiu è necessario riprogrammare i fondi per le indennità "poiché non sufficienti a garantire un equo compenso a tutti i medici di medicina generale". E "occorre incentivare anche economicamente chi è disposto a svolgere la propria attività nelle aree disagiate e disagiatissime della Sardegna".

Poi l'ultimatum con la richiesta, entro dieci giorni, della convocazione del Comitato regionale anche per "affrontare il problema delle zone disagiate e disagiatissime".