«L'ospedale di Bonorva che cade a pezzi in stato di abbandono, con manutenzioni inesistenti, carenze di organico e con nessuna delle promesse fatte a inizio anno mantenuta. L'ospedale di Thiesi in caduta libera (tra l'altro domani o dopodomani chiuderà l'ambulatorio di psichiatria). Segnali sempre più preoccupanti di una sanità ormai malata, demolita dalle folli politiche dell'austerity, del risparmio e dell'accentramento, con il progressivo abbandono dei territori e delle periferie. Mentre "loro" continuano a fare convegni sullo spopolamento e si pontificano sull'elisoccorso, se le cose non cambieranno, garantisco che da Bonorva partirà alta la protesta per questo indegno stato di cose».

Questo lo sfogo pubblicato tre giorni fa su Facebook dal Sindaco Massimo D’Agostino sulla situazione di degrado in cui versa l’ospedale Manai. Una situazione non nuova nel Meilogu con i Sindaci che continuano a tenere alta l’attenzione sulla condizioni della Sanità in questa parte dell’isola. Già nel giugno dello scorso anno il problema aveva riguardato il presidio ospedaliero di Thiesi con la riduzione dei prelievi ematici a causa della carenza del personale.

Una decisione che aveva visto l’immediata reazione dei primi cittadini del Meilogu, in modo particolare del primo cittadino Gianfranco Soletta che avevano piantonato il presidio per protestare contro questa decisione e garantire che tutti i pazienti ricevessero la prestazione richiesta.

Una situazione analoga si è ripetuta quest’anno con il centro prelievi di Pozzomaggiore. Vicende che sono state comunque risolte, ma la denuncia sui social di D’Agostino e le recenti osservazioni del Ministero della Salute sulla riforma della rete ospedaliera della Sardegna ha riportato in prima pagina il problema “Sanità”.

Sulla questione abbiamo sentito Salvatore Masia, ex Presidente dell’Unione dei Comuni del Meilogu e membro del Dipartimento Sanità dell’Anci. «Capisco e condivido lo sfogo di Massimo su Casa Manai – ha dichiarato -. Vedere un pezzo di storia del tuo paese che muore e constatare la tua impotenza sono sensazioni che purtroppo ho vissuto spesso. La vicenda di Bonorva non è un caso isolato in Sardegna e purtroppo nel Meilogu non è che un tassello di ciò che è avvenuto e sta avvenendo». 

Masia ha anche denunciato come «Da anni ormai la politica si nasconde dietro i ragionieri. Con la scusa del debito che la Sanità ha accumulato si giustificano chiusure, trasferimenti e accorpamenti che – bada bene – sono sempre a discapito dei territori e dei paesi ma mai delle città. Così anche la recente riforma sanitaria parte dal tetto per costruire la casa: si è centralizzato tutto e si concentra l’offerta sanitaria a Sassari. L’emblema del disastro è il Pronto Soccorso  preso d’assalto da chiunque abbia necessità di assistenza e che ha capito che quella può essere la porta d’ingresso per prestazioni dove le liste d’attesa sono infinite. Thiesi e Ittiri sono stati declassati da Soru con promesse mai mantenute di riconversione. Così come per Bonorva il “sistema” è sempre lo stesso: si inizia con piccoli ridimensionamenti del servizio poi sempre più frequenti, chiusure parziali o temporanee, chiusure per ferie causa personale, messa in sicurezza di reparti e poi pian piano l’abbandono in modo da poter giustificare con i numeri sempre più scarsi delle prestazioni la chiusura. Certo, l’idea che debbano esserci ospedali in ogni angolo non è più attuale come ai tempi in cui furono costruiti».

«Oggi si va verso una rete sanitaria territoriale – ha proseguito – che sia integrata con i Poli di I livello e si va, via via, scoraggiando l’ospedalizzazione del paziente preferendo assistenza domiciliare integrata. Questa è una sfida al cambiamento che da tempo il Meilogu ha accettato ma che per il menefreghismo della politica e soprattutto di chi ci rappresenta in regione non si è mai concretizzata. La popolazione sta invecchiando e ci sono sempre più patologie croniche, il territorio non è minimamente preparato ad affrontarle ne ora, ne peggio, in futuro. Non c’è un punto di stabilizzazione del paziente in caso di emergenza (non parlo di Pronto Soccorso che è impensabile) ma PPI - Punto di Primo Intervento. Anche per piccole medicazioni post operatorie bisogna tornare in chirurgia, se ti procuri un taglio in un dito anche per 2 punti finisci a Sassari quando basterebbe un ambulatorio territoriale. Una serie di ambulatori specialistici che fanno da filtro tra i paesi e i centri di diagnostica servirebbe ad alleggerire la pressione su Sassari e Ozieri e Alghero».

«C’è poi la scarsa digitalizzazione – ha sottolineato – e quando c’è non c’è Banda sufficiente a trasferire dati. Tutto questo è previsto in un Piano si Riconversione che da tempo è dimenticato in qualche cassetto della regione e nessuno sembra interessato ad applicarlo. Non costruire una Rete Sanitaria Territoriale ha un costo sociale ed economico enorme, contribuisce allo spopolamento e crea cittadini di serie A che vivono in città e cittadini di B che siamo noi dei paesi. Chiunque sa cosa significhi in termini di viaggi, parcheggi e sacrifici avere un familiare ricoverato a Sassari o Ozieri».

«Non credo e non ho mai creduto – ha concluso – che gli sprechi della Sanità siano Casa Manai- Thiesi e Ittiri o Pozzomaggiore, solo un cretino può pensare che la situazione deficitaria della Sanità Sarda sia ascrivibile agli sprechi delle piccole strutture: infatti in questi anni il debito è salito. La verità è che manca un’idea di Rete Sanitaria che guardi gli interessi delle aree interne quindi figuriamoci se non condivido - e anche tanti sindaci in Anci hanno questa sensibilità- la rabbia di Bonorva e del suo Sindaco».