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Di seguito pubblichiamo la lettera inviata dal portavoce del Coordinamento "#giulemanidallogliastra", Adriano Micheli, al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della Sanità, al Prefetto Nuoro, al Presidente della Regione, all’ Assessore della Sanità sarda, a tutta la Giunta regionale, alla Giunta regionale e al Direttore generale ARES.
“56.938 sono le persone che vivono e animano uno dei territori più intriganti nella sua naturale ed autentica bellezza della Sardegna ma certamente uno dei più bistrattati.
L’Ogliastra vive da tempo l’improvvisazione politica di scelte adottate senza un minimo di programmazione. Tutto ciò che ricade nella gestione dei servizi pubblici è in totale declino, mancano i medici nell’unico ospedale, il Nostra Signora della Mercede, manca la Medicina del territorio, mancano persino le guardie mediche.
In molti paesi ogliastrini alla popolazione è negata la possibilità di essere curata, di avere la prescrizione dei farmaci abituali. Viene negata la possibilità di poter stabilire un reale rapporto fiduciario con il medico di famiglia che gli consenta di poter essere assistito da una medicina di prossimità, proattiva e generativa che guarda alla personalizzazione delle cure.
Questo non è un problema di poco conto visto che l’adeguata organizzazione della Medicina di territorio, non a caso, compare tra gli obiettivi del Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa (PNRR) recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri.
Un altro punto dolente della sanità ogliastrina è legato al punto nascita del nosocomio lanuseino. Da oltre un anno non nascono più bambini in Ogliastra a causa proprio della chiusura del punto nascita. Questo fatto increscioso costringe le partorienti a interminabili e pericolosi viaggi di ore verso gli altri punti nascita della Sardegna. Punti nascita che irrimediabilmente iniziano a mostrare numerose criticità nella gestione del sempre più crescente numero di partorienti che sono chiamati a gestire.
Tutto questo è inaccettabile per il nostro territorio e per la sua popolazione, ed è oltremodo più grave che non esista un’altra possibile strada da percorrere quando si è nella necessità.
Ci viene negata la possibilità di far nascere i nostri figli nel nostro territorio facendoci vivere l’angoscia di un viaggio rischioso verso uno degli altri ospedali distanti chilometri in cerca di assistenza.
Ci viene negata la possibilità di ricevere prestazioni sanitarie di primo livello e pronto intervento che hanno lo scopo di prevenire l'aggravarsi delle condizioni della persona e, allo stesso tempo, si pongono come alternativa all'ospedalizzazione. Prestazioni sanitarie che dovrebbero rappresentare un filtro tra un’assistenza sanitaria minima, gestibile ambulatorialmente e sul territorio e una più specialistica in cui sono richieste strutture adeguate e maggior personale.
La Sanità pubblica ogliastrina ha toccato livelli talmente bassi da poter essere paragonata, in fatto di assistenza e diritto alla salute, al nulla.
Per questo ci chiediamo: dove è lo Stato? Che fine ha fatto l’articolo 32 della nostra Costituzione? Quanta sofferenza dobbiamo ancora subire prima che l‘Italia si ricordi che esistiamo? Perché i diritti dei piccoli territori sono stati in passato e sono oggi così disattesi? Quali potrebbero essere le strategie e le soluzioni da mettere in campo per poter dare finalmente respiro al nostro amato territorio?
Questa non è più una questione esclusivamente regionale, è una questione Nazionale pertanto pensiamo che spetti allo Stato la tutela dei diritti dei piccoli territori quando la politica locale non è in grado di farlo.
Ci sono delle decisioni importanti e immediate da prendere per il futuro dell’Ogliastra, abbiate il coraggio di prenderle! Per questo ci rivolgiamo alle istituzioni: non vogliamo vivere confinati in paesi e luoghi privi di servizi, essenziali, abbiamo diritto a nascere, crescere, istruirci, curarci, difenderci ed anche morire nella nostra terra.
È un diritto di tutti gli ogliastrini, come lo è per ogni Persona su questa terra!”