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Sono 80 i migranti che attualmente vivono nell’ex convitto dell’Istituto Agrario di Santa Maria La Palma, giunti domenica 31 da Cagliari, dove sono sbarcati con altri 800 profughi.
Vengono dalla Nigeria, dal Gana, dalla Costa D’Avorio, hanno un’età media di 20 anni, 3 sono minori, il più piccolo ha 15 anni. Hanno il sogno di un futuro migliore. Arrivati ad Alghero stanchi, affamati e privi di indumenti (senza scarpe, senza abbigliamento intimo, molti avevano un asciugamano legato per coprire le parti intime, alcuni indossavano delle tute bianche) sono stati accolti, sfamati, e dato loro vestiti e letti per riposare.
Se tutto ciò appare semplice e già noto, certo è che meno conosciuta è la laboriosa attività svolta dietro le quinte. Oggi, infatti, vogliamo raccontarvi del lavoro che svolge la Cooperativa sociale “The Others”, nata nel novembre dello scorso anno, che conta 8 lavoratori professionisti, che gestiscono oltre il centro di accoglienza di Santa Maria La Palma anche quello dell’ex agriturismo Zia Maria.
Sono loro che allertati hanno sistemato una struttura fatiscente, che gestiscono i migranti, che stanno con loro tutto il giorno e la notte, che li aiutano tirando fuori soldi anche di tasca propria. Sono soli a gestire 80 migranti e le relative rivalità religiose (nel centro ci sono cristiani e musulmani).
La Cooperativa, finanziata a singhiozzo dalla Prefettura, senza stipendio dal mese di gennaio, tanto che il 31 maggio scorso, prima dell’arrivo dei profughi, avrebbe dovuto chiudere i battenti, per contratto deve fornire ai migranti: assistenza sanitaria (es. pagare un medico che vada presso l’Istituto per le visite), assistenza igienica, linguistica, seguire i profughi nell’iter dei documenti per richiedere asilo, schede telefoniche e dare loro 2,50 euro al giorno.
In una situazione così complessa, i dipendenti della Cooperativa, una volta a conoscenza dell’arrivo dei profughi e del luogo di accoglienza, si sono dovuti rimboccare le maniche e grazie all’aiuto della Protezione Civile, dei Vigili Urbani e degli scout di Porto Torres, hanno pulito, liberato dai mobili il salone dell’ex convitto, recuperato materassi, coperte e abbigliamento. Hanno preso a noleggio 10 bagni chimici (1.200 euro a settimana) e creato una doccia all’aria aperta.
Per la sussistenza alimentare anticipano di tasca loro il pagamento della mensa di riferimento: 10 euro per pranzo e cena. Per la colazione è la stessa Cooperativa che anticipa la spesa.
Ma quanto questa Cooperativa, queste persone, che a nemmeno un anno di vita stava chiudendo, possono durare nell’anticipare e ancora anticipare soldi? E’ quanto possono sopportare di lavorare in una struttura in condizioni igieniche sanitarie di assoluta precarietà? Stando alle loro parole, ben poco. E questo perché nonostante la loro grande passione in questo campo, che ha portato loro a studiare, fare master, esperienza all’estero, nulla si può quando bisogna fare i conti con le difficoltà economiche quotidiane.
Ebbene, l’auspicio dunque, è che le istituzioni intervengano finalmente, efficacemente e senza interruzione, nella gestione dell’emergenza. Si spera anche che la Chiesa possa aiutare a trovare una sistemazione idonea per questi 80 migranti. “Meglio una tenda sicura che questo alloggio”, dicono gli operatori interessati.