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Il 28 giugno 1969, a New York, per la prima volta, lesbiche, gay e trans presenti nel locale Stonewall Inn si ribellarono all’ennesima incursione persecutoria delle forze dell’ordine, con una rivolta di strada che durò tre giorni e tre notti. I Pride che si celebrano ogni anno in tutto il mondo sono il ricordo di quella rivolta, ma anche tanto di più: Pride significa Orgoglio, che è per noi orgoglio di esistenza, di ciò che siamo e vogliamo essere, orgoglio di essere lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, intersessuali, queer, orgoglio delle differenze di ogni individualità.
Il rispetto delle differenze non può che passare per un percorso orgogliosamente antifascista, antirazzista e antisessista, perché nessuna persona è libera finché delle altre sono oppresse. Il Pride è un forte spazio di visibilità, importante non solo per le persone lgbtiq: la libera espressione di desideri e identità è un obiettivo e una conquista per tutte e tutti.
Visibilità è per noi sinonimo di riconoscimento sociale, è un percorso che costruiamo quotidianamente, nelle città come nei paesi, dove spesso la mancanza di visibilità può portare all’isolamento, a situazioni di ricatto sul posto di lavoro, all’adeguamento al sistema eterosessista che norma le nostre vite, i nostri corpi, i nostri desideri. Il coming out è per noi una forte pratica di affermazione ed autodeterminazione.
Parliamo di autodeterminazione come spazio di autonomia dei corpi e delle diverse sessualità, autodeterminazione dei singoli individui così come delle collettività, ché solo individui autodeterminati possono costituire comunità autodeterminate.
Autodeterminazione è poter scegliere e decidere chi vogliamo essere, riconoscendo le sovrastrutture, categorizzazioni, divisioni sociali e culturali (sia esterne che interne alla nostra cultura di origine, quella sarda), che ci determinano secondo il binarismo di genere come “uomini e donne” e ci incasellano, ci normano e normalizzano; è riconoscere il sessismo che ci attraversa e imparare, anche giocosamente, a decostruirlo inventando immaginari nuovi; è poter scegliere chi amare/con chi avere relazioni amorose/sessuali; è poter scegliere se volere essere o meno genitore (al di là quindi della genitorialità indotta quale obbligo sociale ma anche delle leggi restrittive che vorrebbero impedirci di avere accesso alla genitorialità stessa); è scegliere di avere una famiglia e/o di coltivare nuove forme di relazione e socialità, sottraendo le nostre esistenze alla logica della coppia come unico e solo spazio di felicità e di relazione.
Sabato 29 giugno: il Cagliari Pride diventa Sardegna Pride. L’Isola unita porta avanti le battaglie a difesa della comunità lesbica gay bisessuale transessuale, transgender, intersessuale e queer.
· l’omofobia e la transfobia vengano finalmente ricondotte a un crimine di odio, e non restino nella sfera delle opinioni personali;
· lefamigliepossano essere libere e tante, attraverso il riconoscimento di tutte le forme di convivenze e del matrimonio tra omosessuali;
· l’adozione non sia più un tabù, ma il diritto dei figli ad avere una famiglia;
· il sessismo e il femminicidio possano essere prevenuti con azioni concrete di contrasto alla
violenza;
· il procedimento per lariattribuzionedel sesso e del cambiamento del nome possa essere semplificato come in altri paesi europei.