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Alessandro Vitale, classe 1988, non ci sta. Legge il nostro articolo, sta male. Ci pensa, ci ripensa e decide di scriverci. Le sue parole nella mail inviata in redazione furono: “Leggo con rammarico quanto riportato in una interessante intervista sulla vostra testata”. Di quale articolo parla il nostro lettore?
Parla dell’intervista che abbiamo raccolto di una donna, che per proteggere il suo anonimato abbiamo chiamato S., in cui parlava dei disagi riscontrati nel suo trasferimento in Sardegna (LEGGI QUI). La donna ci aveva raccontato che, a suo parare e per frutto delle esperienze vissute dalla stessa nell’Isola, aveva nutrito la sensazione di non sentirsi accettata in quanto ‘continentale’: “Sembra che i sardi non ci vogliano qui” aveva detto con grande amarezza; ci aveva spiegato di come la sua idea si sia disillusa nel passaggio da turista a residente nell’Isola. Alessandro, però, non riesce a crederci e durante il nostro incontro ci confessa: “Io non avevo mai scritto ad una redazione per far sentire il mio pensiero. Lo faccio oggi perché dopo due anni mi sento sardo anche io”. Ma chi è Alessandro Vitale?
Alessandro, giovane siciliano, si trasferisce in Sardegna con la sua compagna a seguito della vincita di un concorso pubblico. Viene chiamato dal comune di Sassari per ricoprire la carica di funzionario e inizia così a conoscere la terra sarda: “Ma non solo. Abbiamo trovato un ambiente che ci ha accolto a braccia aperte, un clima familiare di totale inclusione sia a livello lavorativo che personale” e per rendere l’idea ci racconta un episodio.
“Una mia collega, con la quale abbiamo stretto un forte legame di amicizia, dopo pochi mesi dal nostro primo incontro, scoprì della nostra permanenza solitaria a Sassari durante il periodo del Natale 2022. A pensarci lontani dalle famiglie in Sicilia, invitò me e la mia compagna a Dorgali, sua zona di origine. Ci disse che un suo amico aveva una casa molto grande e che ci avrebbe potuto ospitare lui. Solo dopo la permanenza scoprimmo (per puro caso) che quel suo amico in realtà gestiva un affittacamere e che lei avesse provveduto a pagare il nostro alloggio senza dircelo. Non voleva che noi ci potessimo sentire in debito per il suo gesto. Queste sono cose che non accadono in altre parti d’Italia. Queste sono cose che possono accadere solo in Sardegna. Il suo gesto non è stato compiuto per ricevere un grazie, ma solo ed esclusivamente per farci sentire parte integrante di un gruppo, tra amici”.
Alessandro ha conosciuto il grande cuore dei sardi: “Qui non si fa nessuna fatica nel costruire rapporti e parlo di un piano di fatto. Ci si conosce, si esce, si va a mangiare una pizza e ci si incontra per costruire rapporti sinceri. Non c’è un piano formale e questo abbatte le barriere nei rapporti sociali. Il nostro è un piacevole riscontro quotidiano; inoltre, è meraviglioso l’attaccamento alle tradizioni e alla cultura che magari qui si da per scontato, ma in realtà non è una situazione usuale in tutta la nazione”.
Questa giovane coppia ha scelto anche di avere una bimba in Sardegna, per loro è un posto perfetto per crescere un figlio “Qui c’è spazio, la natura prevale rispetto al paesaggio contaminato. Si respira una dimensione quasi arcaica”.
Gli chiediamo quindi se immagina la sua vita futura qui: “La mia posizione purtroppo è a tempo determinato. Guardiamo altre offerte in altre zone con timore perché qui abbiamo davvero trovato la pace. Non abbiamo mai sentito la solitudine nonostante la lontananza dalla nostra famiglia; ogni stagione è ricca di eventi e c’è sempre qualcosa da fare o vedere; sono diventato un grande tifoso della Dinamo… insomma questa per me è casa. Ci siamo proprio sentiti valorizzati e capiti più qui, che in tante altre occasioni passate”.
E tornando al motivo del nostro incontro ci dice “La Sardegna, probabilmente e per fortuna, non è una terra per tutti. Dipende dalla forma mentis di una persona, da cosa cerca nella vita, da cosa vuole. La quiete non è per tutti. Per noi è fantastica proprio come il popolo sardo”.