Norso della media e tarda età del bronzo e nell'età del ferro nacque e si sviluppò in Sardegna la civiltà nuragica. Siamo nel millennio 1700-700 a.C. circa: l’isola era una terra già abitata da tempo, prima delle genti arrivate nel paleolitico e poi nel neolitico da varie parti del continente europeo e del bacino del Mediterraneo. In una struttura teocratica come quella della civiltà nuragica, rilevanti erano le figure degli eroi fondatori, considerati divinità dalla popolazione: fra i tanti Norax, Iolaos, Aristeus e Sardus.

Sardus Pater, o Sardo, secondo gli studiosi rappresentava una sintesi di vari elementi religiosi che, partendo dall'antica devozione per un dio paleosardo guerriero e cacciatore, si arricchirono successivamente di influssi culturali di diversa provenienza. Era il dio eponimo dei nuragici, venerato presso il tempio di Antas, situato a circa 10 chilometri a sud di Fluminimaggiore, nella Sardegna meridionale.

Il geografo greco Tolomeo parlava di Sardopatòros ieròn (Tempio del Sardus Pater), la cui localizzazione diede luogo nel passato ad ampi dibattiti ed a svariate ricerche portate avanti da archeologi e storici della Sardegna. Tuttavia, soltanto di recente, a partire dal 1954, si è potuto stabilire con certezza che la “casa” del Dio nuragico si trovasse ad Antas, grazie alle ricerche eseguite per preparare una tesi di laurea da parte di una studentessa dell’Università di Cagliari, che fra le rovine del tempio scoprì un frammento dell’epistillio.

Dodici anni più tardi è stata avviata una campagna di scavi, durante la quale è stata rinvenuta una tabella bronzea recante una dedica al dio ed un frammento con un'iscrizione riguardante l'erezione del Templum Dei Sardi Patris Babai (tempio del dio Sardus Pater Babai). Fortuna volle che tale frammento completasse proprio quello rinvenuto dalla studentessa, consentendo così di ricomporre l'iscrizione integrale del frontone. Nel sito sono state poi ritrovate piccole lance e giavellotti, un delfino e una piccola ancora. Due piccole statue delle divinità guaritrici Shadraphà ed Horon indicherebbero, inoltre, la benevolenza del dio verso il suo popolo.

Nelle pagine della Grande Enciclopedia della Sardegna si legge come il tempio del Sardus Pater abbia “rappresentato nell'antichità preistorica, poi in quella punica e soprattutto in età romana, il luogo alto dove era ricapitolata tutta la storia del popolo sardo, nelle sue chiusure e resistenze, ma anche nella sua capacità di adattarsi e di confrontarsi con le culture mediterranee”. La divinità era venerata dalle popolazioni nuragiche come un dio cacciatore, raffiguravano con il capo cinto da una corona piumata e con un giavellotto sulla spalla.

Dal 2007 è stata istituita un'onorificenza chiamata “Sardus Pater”, che viene assegnata dalla Regione Sardegna ai cittadini italiani e stranieri che si siano distinti per particolari meriti di valore culturale, sociale o morale e abbiano dato lustro alla Sardegna. Consiste nell’assegnazione di una medaglia d'oro e una pergamena nella quale sono elencate le motivazioni per cui è stata assegnata. 

“La ricerca del tempio di Sardus Pater è stata la più appassionante questione di topografia antica della Sardegna. È difficile spiegare il fascino che ha avvinto uomini di tutti i tempi, gettatisi alla ricerca di città o templi perduti: ricordiamo la scoperta di Troia, dopo tre millenni di vane ricerche, ad opera di Heinrich Schliemann, la individuazione di Pompei e la localizzazione delle bibliche mura di Gerico, la città più antica del mondo”, così scriveva Raimondo Zucca nelle pagine della collana “Sardegna archeologica. Guide e itinerari” di Carlo Delfino, rimarcando l’importanza delle ricerche nel tempio.