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Una giovane donna incinta si reca in ospedale, al pronto soccorso ostetrico, spaventata da una piccola emorragia, ma deve fare i conti con i numerosi controlli anti covid.
La ragazza ha fatto la seconda dose, ha prenotato la terza ma non ha fatto nessun test covid di recente, pertanto non può accedere al reparto di ginecologia per essere visitata. È necessario aver effettuato un tampone molecolare che non poteva essere eseguito al momento.
I medici, comunque, tranquillizzano i futuri genitori che tornano al parcheggio della loro auto, ma una volta saliti in macchina l’emorragia diventa ingestibile e la donna perde il bambino per un aborto spontaneo. Dichiarerà, poi, ad un giornalista della Nuova Sardegna : "So benissimo che queste cose durante il primo mese possono capitare. E non voglio dire che una visita avrebbe potuto cambiare il destino, ma io mi sento profondamente triste e arrabbiata, perché ciò che mi è mancata è stata la comprensione umana. Mi sono sentita messa da parte, perché penso che una visita a una mamma che sta male, che aspetta questo tesoro da cinque anni, sia un diritto sacrosanto. Mi avrebbe aiutato ad accettare tutto con meno amarezza".
Viviamo una situazione insostenibile e gli stessi medici si trovano impotenti di fronte a norme e regole che, molto spesso, fanno la differenza in situazioni delicate come questa. Quel bimbo senza Covid-19 forse sarebbe venuto al mondo, ma il virus ha cambiato perfino il nostro modo di rapportaci al prossimo in difficoltà.