Oggi, il 14 novembre 2024, segna l'anniversario della chiusura del Punto Nascita dell'ospedale Civile di Alghero. Giovanna Passerò, Presidente del Comitato Fiocchi azzurri fiocchi rosa, ricorda che il reparto è stato chiuso nel novembre 2023 per lavori di ristrutturazione urgenti, con la promessa da parte dei vertici ASL di Sassari di riaprirlo nell'aprile 2024. Tuttavia, al momento il reparto rimane chiuso, costringendo le future mamme ad affidarsi all'ospedale di Sassari, con tutte le complicazioni che ne derivano. La situazione attuale non offre alcuna certezza riguardo a una possibile riapertura. Passerò sottolinea che il reparto, che fornisce servizio non solo ad Alghero, ma anche a una vasta area circostante, ospita professionisti eccellenti e si chiede il motivo per cui debba rimanere chiuso.

"I vertici ASL di Sassari avevano garantito la riapertura ad aprile 2024 - afferma la presidente del Comitato -. A tutt'oggi il Reparto è chiuso, e i nostri bambini nascono a Sassari, con tutti disagi del caso. Purtroppo, non si hanno notizie rispetto a una prossima riapertura. Il Reparto, (lo ripetiamo a gran voce) copre un’utenza non solo della città Alghero, ma di un territorio molto più vasto. Perché, un Reparto dove insistono delle eccellenti professionalità deve stare chiuso?".

Parallelamente alla chiusura del reparto, è stato modificato anche l'orario dell'assistenza pediatrica, che ora termina alle ore 20:00, costringendo molte famiglie a viaggi continui verso Sassari e creando notevoli disagi. Sorge quindi la domanda su perché siano stati investiti ingenti fondi per i lavori strutturali se il Punto Nascita rimane chiuso e le nascite vengono dirottate altrove. I cittadini hanno il diritto di conoscere come vengono spesi i soldi pubblici e di avere certezze sui propri diritti, che devono essere tutelati.

"Perché si sono spese centinaia di migliaia di euro per urgenti lavori strutturali e poi tenere chiuso il Punto Nascita e far nascere i nostri bambini altrove? - domanda Giovanna Passerò -.Abbiamo diritto di sapere come vengono spesi i nostri soldi, e soprattutto certezze sui nostri diritti, perché i diritti vanno tutelati".

La situazione si inserisce in un contesto più ampio in cui i servizi sanitari in Sardegna subiscono tagli sempre più frequenti, costringendo i pazienti a sostenere costi considerevoli per ricevere cure al di fuori dell'Isola.