Una torta di compleanno. L'emozione che precede il soffio delle candeline. Il sorriso genuino di due bimbi entusiasti – lei le treccine, lui il lungo ciuffo che cade sulla fronte – in un momento fermato per sempre dal flash di una macchina fotografica. I due volti innocenti ritratti dall’istantanea in copertina si sono spenti per sempre il 5 ottobre del 1977 a Sa Serra, il minuscolo borgo oggi frazione di Padru che era stato culla d’infanzia e casa dei due piccoli.

Sono Laura e Paolo Fumu, di 9 e 7 anni, e questa è l’unica foto pubblica dei due fratellini, a distanza di oltre 47 anni dalla loro morte. La loro storia rimane una dolorosa ferita nella coscienza comune di tanti che in quegli anni seguirono la vicenda con sgomento.

IL DRAMMA

Sa Serra, nel 1977, era ancora frazione di Buddusò: il Comune di Padru, infatti, sarebbe stato istituito quasi vent’anni più tardi. Una realtà contadina come tante, alle pendici dell’altopiano di Alà dei Sardi. Una frazione arroccata fra i boschi al confine fra Monteacuto e Gallura. La madre dei piccoli, Maria Erre, faceva la casalinga, papà Felice lavorava come guardia forestale. Una vita semplice, scandita dai ritmi della natura e da consuetudini legate alla dimensione familiare, fondate sul senso di fiducia condivisa con la comunità.

Una fiducia destinata a frantumarsi il 5 ottobre, alla luce di una delle storie più atroci che la cronaca di quegli anni restituisca. Laura e Paolo, in un pomeriggio di violenza cieca, conobbero la follia di un assassino che spense per sempre le loro esistenze riuscendo a sfuggire alle maglie delle indagini, protetto dalla fortuna e, probabilmente, dai silenzi di chi pur sapendo preferì nascondere una verità straziante. Una vicenda che rimane ad oggi priva di risposte. Dopo tutto questo tempo, ancora non è stato possibile dare un nome e un volto al responsabile.

I FATTI

Quel giorno d’autunno del 1977, Paolo e Laura erano appena rientrati da scuola quando, come ricostruito ai tempi dalla madre, si allontanarono poco prima di pranzo per cercare funghi, approfittando delle recenti piogge. “Rientrate presto”, si raccomandò la donna. Non avrebbero fatto più ritorno a casa.

Non vedendoli rientrare, i familiari si allarmarono mettendosi alla ricerca dei fratellini. Nel tardo pomeriggio fu ritrovato il corpo senza vita di Paolo. Era disteso nel letto del rio Olchetta, il viso rivolto verso il cielo, coperto da alcune pietre, tra cui una posta sulla testa. Alcuni minuti più tardi fu individuato a poca distanza anche il corpicino di Laura: il viso immerso nell'acqua, anch'essa colpita con una grossa pietra.

Il funerale venne celebrato l’8 ottobre, tre giorni dopo il fatto. Cinquemila persone si radunarono a Sa Serra, presso la chiesa di Sant’Elia, per rendere omaggio ai bambini, in una cerimonia carica di dolore e incredulità. Il vescovo di Sassari, monsignor Paolo Carta, nell’omelia rivolse parole durissime a chi aveva versato il sangue innocente di Laura e Paolo.

LE INDAGINI

Le indagini partirono immediatamente. Il primo a finire nel mirino degli inquirenti, nei giorni immediatamente successivi all’evento, fu un 40enne del paese con problemi psichici. Interrogato dai carabinieri, proclamò la propria innocenza e venne presto scagionato. Ma proprio le dichiarazioni rilasciate dall’uomo orientarono le indagini verso un 14enne, suo nipote. Anche in questo caso, però, non emersero elementi sufficienti per stabilirne la colpevolezza. Nonostante le ipotesi e le numerose piste vagliate, l’inchiesta non ebbe alcun esito e i giudici del Tribunale di Sassari archiviarono il caso, lasciando l'intera comunità di Sa Serra sconvolta e impaurita.

MOSTRO SENZA NOME

Mamma Maria e il marito Felice, col tempo, non si sono rassegnati alla mancanza di verità, ma hanno affrontato il dolore generando nuova vita. Negli anni successivi, infatti, hanno avuto ancora due figli, ai quali hanno dato gli stessi nomi di Laura e Paolo. Il "mostro” senza identità che ha trucidato Paolo e Laura Fumu, invece, è svanito nel nulla, portando con sé il più atroce dei segreti.