Il 28 luglio 1983, un incendio divampato non distante dal mare della Gallura risalì verso Tempio Pausania causando una strage passata alla storia come il disastro di Curraggia, dal nome dell’omonima collina situata a sudovest di Tempio, al confine con i territori comunali di Aggius e Bortigiadas. Al dramma di Tempio, lo scrittore di Bantine Rino Solinas, 69 anni, ha dedicato la sua ultima fatica letteraria, un romanzo dal titolo Qui nel vento e nei silenzi, quel giorno di luglio in Sardegna.

UNA STRAGE

Le fiamme, oltre a mandare in fumo 18mila ettari di terreno, causarono la morte di 9 persone e il ferimento di altre 15. Le vittime furono insignite della medaglia d’oro al valor civile dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Diego Falchi, 43 anni, maresciallo del Corpo forestale; Tonuccio Fara, 36 anni, muratore; Mario Ghisu, 35 anni, operaio forestale; Luigi (Gigi) Maisto, 24 anni, operaio tessile; Silvestro Manconi, 44 anni, muratore; Tonino Manconi, 50 anni, ex segretario comunale di Aggius e Bortigiadas; Claudio Migali, 37 anni, vigile urbano; Salvatore Pala, 40 anni, maresciallo del Corpo forestale; Sebastiano (Nino) Visicale, 32 anni, impiegato. Tra le varie ipotesi sulle cause che scatenarono le fiamme, l'opera dei piromani è una certezza. Le concause furono le alte temperature estive di quei giorni e il vento che soffiava impetuoso.

LA MEMORIA

Al 40enne forestale pattadese Salvatore Pala è oggi intitolata la pineta comunale del suo paese d'origine, nel Monteacuto. Domenica 22 dicembre, l’Associazione Culturale “S’Alvéschida”, in collaborazione col Comune di Pattada e l’Associazione Nazionale Forestali, ricorderà il drammatico sacrificio di quella giornata con due appuntamenti dal valore profondamente simbolico per la comunità.

Alle ore 16:00, alla presenza delle autorità, sarà deposta una corona d’alloro ai piedi della stele commemorativa di Salvatore Pala presso la pineta. Alle 17:00, presso l’Aula Consiliare di via Roma, si terrà la presentazione del libro di Rino Solinas dal titolo Qui nel vento e nei silenzi, quel giorno di luglio in Sardegna. Interverranno per l’occasione, oltre all’autore, il sindaco di Pattada Angelo Sini, l’editore Paolo Sorba, il presidente dell’Associazione Nazionale Forestali Sardegna-Sicilia Piero Daveri, il vicepresidente di ANFor Sardegna-Sicilia Salvatore Scriva, il responsabile del Servizio territoriale forestale di Sassari Giovanni Tesei, il maresciallo del Corpo forestale Domenico Paba. Due dei superstiti di Curraggia, Gianni Mazza e Mario Marchesi, porteranno a Pattada la propria testimonianza

QUEL GIORNO DI LUGLIO IN SARDEGNA

Il libro di Solinas (Paolo Sorba editore) è una lettura drammatica fra storia e romanzo, presentata sotto forma di racconto nel racconto. Una avvincente e toccante ricostruzione di una delle pagine di cronaca più sconvolgenti degli ultimi decenni in Sardegna. La vicenda di Curraggia fu determinante per la costituzione di un Corpo forestale e di vigilanza ambientale strutturato e stabile, capace di far fronte alla piaga dei roghi con un protocollo antincendi efficace e preciso. Quelle di Curraggia, purtroppo, non furono però le ultime vittime del fuoco nell'Isola.

«Una mattina decido di recarmi a Tempio Pausania per omaggiare i caduti nel terribile incendio che il 28 luglio 1983 devastò la collina di Curragghja — racconta Rino Solinas ricostruendo la genesi del libro —. Conosco il luogo, ma volutamente non ci sono mai stato. Ho sempre pensato che andarci avrebbe potuto condizionare la costruzione del mio romanzo, anche se non propriamente incentrato su quei tragici fatti, seppur da quei fatti trae l'ispirazione».

«Alla periferia della città percorro viale Caduti di Curraggia che affonda in aperta campagna, finché il paesaggio, fino ad allora alberato, diviene quasi brullo. Dalla cima della collina la vista che si gode è mozzafiato: una profonda vallata si alterna a monti e alture in direzione dei territori dell'Anglona, perdendosi tra il cielo e la terra, fino all'orizzonte».

«All'improvviso — ancora Solinas ricostruendo le emozioni di quei momenti — scorgo una stele in pietra grezza. La riconosco, molte volte ho avuto modo di vederla sui siti internet. Scendo dall'auto e sento il cuore premere in gola. Tento di leggere l'iscrizione incisa sul granito, ma il tempo l'ha ormai consumata e riesco a decifrarne solo una parte: 28 luglio 1983 Ghisu Mario".

"Mi guardo intorno e individuo altre lapidi, una distante dall'altra, ma non troppo. Sono emozionato, avverto il bisogno di emettere un profondo respiro. Il vento mi accarezza la faccia e i rumori della città dietro il promontorio paiono lontani. Qui tutto è avvolto dal vento e dai silenzi e l'immaginazione corre verso quello sciagurato giorno di luglio».

«Poi scorgo l'accesso al sito. Discendo dei gradini affiancati da due filari di alberelli di agrifoglio. Appoggiata a un monolite di granito con incisi nove nomi, una ghirlanda di fiori ormai rinsecchita rappresenta l'ultimo omaggio. Lentamente li pronuncio, uno a uno, con un impercettibile movimento delle labbra. Conosco bene gli eventi di Curraggia; durante le ricerche per di stesura del romanzo mi sono imbattuto decine di volte in que nomi. Per qualche istante rimango li, poi mi dirigo iù in bassa verso un'atra delle lapidi. L'iscrizione è anche questa quasi del tutto scomparsa sotto i licheni, ma ancora leggibile: "Non voglio un premio per la mia fine. Racconta, ti prego, però con parole semplici alla gente di domani destinata a darmi il cambio, che ho lottato fino all'impossibile e sono caduto infuocato su questa collina nel terribile vespero del 28 luglio 1983. Salvatore Pala"».

«In queste parole rivedo, con stupore, le ragioni del mio romanzo: raccontare per non dimenticare. Penso con commozione che questo è proprio il mio intento. Mi sposto di pochi metri ponendomi di fronte a un altro cippo: "Prima il fragore orrendo del fuoco. Poi il silenzio della morte. Mai l'oblio!". Appoggio la mano sulla pietra immaginando i corpi carbonizzati al posto di quei massi. Sono commosso e provo un grande rispetto per quel luogo. Qui d'inverno nevica e io amo la neve che ricopre le miserie e le sofferenze umane, regalando ai nostri occhi la magia della poesia, suscitando sogni, fantasie e sentimenti delicati».

«Mi sento gratificato dall'aver fatto questa visita. Non avrei potuto pubblicare il romanzo senza prima omaggiare gli eroi di Curraggia. Eroi che rappresentano tutte le vittime cadute negli incendi che hanno devastato la nostra povera terra. Riposate in pace», conclude Rino Solinas.

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